Confindustria: «Con il Governo Meloni dialogo costruttivo per trovare le soluzioni»

Confindustria: «Con il Governo Meloni dialogo costruttivo per trovare le soluzioni»

La retroattività: «inaccettabile. Crea un clima di sfiducia tra Stato, imprese, cittadini e mina il principio fondamentale del fare impresa che è la certezza del diritto, pregiudicando anche la fiducia in relazione ai futuri provvedimenti e, in generale, rispetto agli investimenti». La stangata sulle banche: «la decisione di non consentire la compensazione dei crediti di imposta con i contributi previdenziali e assicurativi potrebbe da subito bloccare gli acquisti da parte degli istituti di credito; la riduzione delle compensazioni ha, infatti, un impatto sui loro conti e, di conseguenza, sulla capacità di concedere credito al sistema produttivo. Con conseguenze devastanti non solo per le imprese, ma per il paese: senza investimenti non c’è crescita».

Per Angelo Camilli, presidente di Unindustria e prossimo vice presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco nella squadra del futuro numero uno di Confindustria, Emanuele Orsini (sarà eletto all’assemblea privata del 23 maggio) non si può andare avanti a colpi di decreti ed emendamenti, in una vicenda delicata come il Superbonus 110%: «serve un tavolo di confronto tra il governo e le diverse parti in causa, imprese e banche. Ma subito, perché si è aspettato fin troppo tempo. Noi siamo assolutamente disponibili. Da quando è entrato in vigore il Superbonus ci sono state più di 30 modifiche normative, che hanno generato incertezze, sfiducia e problemi applicativi della norma».

Il sistema bancario è fortemente penalizzato. L’Abi sta ancora facendo i calcoli, ma in ogni caso il divieto di utilizzare i crediti in compensazione di contributi previdenziali e assicurativi, per di più con efficacia retroattiva, potrebbe avere un impatto notevole. Un timore anche vostro?

Banche e imprese sono due soggetti che collaborano. Una penalizzazione del sistema bancario impatta inevitabilmente sull’attività del sistema industriale. Ad esempio, gli effetti sulle aziende di tutta la filiera edilizia sarebbero devastanti: se oggi le imprese avessero intenzione di cedere crediti alle banche, a causa di queste norme potrebbero non trovare più disponibilità da parte del sistema bancario. Una fortissima penalizzazione che rischia di generare forti tensioni di liquidità. Nel caso specifico la Banca d’Italia stessa aveva raccomandato che ogni banca calcolasse l’acquisto dei crediti di imposta in funzione della propria capienza fiscale evitando un acquisto non congruo. Il divieto di compensazione con contributi previdenziali e assicurativi rischia quindi di minare il patrimonio delle banche e di conseguenza la capacità di concedere credito al mercato.

È urgente quindi un tavolo di confronto?

Fonte: Il Sole 24 Ore