
Confindustria: incertezza e dazi peggiorano il quadro economico. Rischio crisi strutturale per l’industria
La debolezza dei consumi
I consumi sono deboli: nel quarto trimestre 2024 si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2 per cento. È scesa verso valori pre-pandemia la quota di risparmio (8,5% da 9,1%) favorendo i consumi. Indicatori negativi a inizio 2025: a febbraio le vendite al dettaglio sono rimaste ferme (+0,1% gli alimentari).
Quanto all’occupazione prosegue nei primi mesi del 2025 la crescita occupazionale, nonostante il rallentamento dell’attività economica. Su base bimestrale il numero degli occupati è cresciuto dell’1,0%, oltre 230mila unità, rispetto al quarto trimestre del 2024. Continua anche il calo della disoccupazione.
Il lieve recupero della produzione in Germania
Nell’Eurozona la variazione della produzione nel primo trimestre, acquisita a febbraio, indica un lieve recupero della Germania, +0,4%, un calo della Francia, -0,2%, e una contrazione in Spagna, -0,6 per cento. Buona la crescita Usa prima dell’annuncio dei dazi, in Cina l’export è cresciuto temporaneamente per anticipare i pesanti dazi.
L’impatto dei dazi sulla crescita
Proprio ai dazi il Csc ha dedicato un focus: il minore impatto sulla crescita, tra dazi e incertezza, sarà del -0,3% nel 2025-2026, a causa di una più bassa dinamica dell’export di beni, -1,2%, e degli investimenti in macchinari, -0,4 per cento.È da evitare una ritorsione tariffaria Ue sugli acquisti dagli Usa che impatterebbe sui prezzi e sulla fiducia di famiglie e imprese, con una ulteriore frenata del pil. Cruciale, invece, concludere nuovi accordi commerciali Ue con altri importanti partner economici (Mercosur, India).
Le interconnessioni tra Usa e Italia sono profonde: gli Usa sono la prima destinazione extra Ue di beni, servizi e Ide italiani. Detengono il primato sia come localizzazione delle imprese industriali controllate da quelle italiane che come paese di provenienza di multinazionali in Italia. Il manifatturiero genera la quasi totalità dell’export italiano in Usa, pari a più di un decimo delle vendite manifatturiere all’estero (10,8%). Le vendite negli Usa attivano, direttamente e indirettamente, quasi il 7% della produzione manifatturiera italiana, circa 90 miliardi di euro. I settori più esposti sono farmaceutico, autoveicoli, macchinari.
Fonte: Il Sole 24 Ore