Confluenze tra Pascali e Scialoja
Il teatro d’avanguardia
Ad indagare sulle esperienze teatrali di entrambi gli artisti provvede, invece, la terza sezione del percorso espositivo. Scialoja, forte della esperienza teatrale iniziata negli anni ’40 e protrattasi per decenni, favorisce il contatto di Pascali con il teatro d’avanguardia. Già nel 1950 nella scenografia per il balletto “Ballata senza musica” l’artista romano, che ancora non aveva imboccato la strada dell’Astrattismo, aveva inserito oggetti come scarpe militari, corde, sedie, tele di sacco e casse di imballaggio oltre a pannelli su cui erano applicati dei collage. Il dialogo con Scialoja, impegnato a far conoscere agli allievi la storia del teatro, è certamente all’origine di alcune scelte procedurali di Pascali, che – se nel 1958-1959 esegue bozzetti di costumi per il teatro, come quelli per il “Tristano e Isotta“di Wagner– nei successivi lavori per la pubblicità palesa la sua attitudine performativa, divenendo ad esempio il protagonista di spot di Carosello per Cirio nelle vesti di Pulcinella (1965-1966).
Il mondo animale
È anche un grande interesse per il mondo animale ad accomunare le scelte tematiche dei due artisti, come attesta la quarta sezione dell’esposizione. Se nelle illustrazioni delle poesie del “senso perso” di Scialoja si incontrano balene, giraffe e ghepardi, ragni, nei lavori per la pubblicità di Pascali si affacciano animali esotici e non – orsi, leoni, elefanti, cani, tori, – e nelle sculture realizzate a partire dalla metà degli anni ’60 si incontrano animali di ogni specie, un bestiario fantastico nutrito dalle suggestioni tratte da romanzi di avventure e connotato da toni favolistici e rafforzato dall’ausilio di giochi di parole, che in mostra è rappresentato dai cinque bachi da setola della Fondazione Museo Pino Pascali.
A chiudere il percorso espositivo è l’omaggio degli artisti ai luoghi del Mediterraneo – per Scialoja l’amata Procida dei suoi antenati, frequentata sin dall’infanzia, per Pascali Polignano, la cittadina pugliese di cui è originaria la sua famiglia – rappresentato da due dipinti dell’artista romano – figurativo il primo, astratto il secondo – dedicati all’isola a distanza di vent’anni l’uno dall’altro (1946 e 1966) e dai frame del film “SKMP2” di Luca Patella, tra cui quello in cui Pascali immerso nel mare bacia la testa di una scultura classica.
Il mercato
Dal 2000 l’interesse del mercato per le opere di Pino Pascali è andato crescendo, anche per effetto delle diverse iniziative editoriali ed espositive pubbliche e private che a partire dai primi anni ’80 ne hanno ripercorso la breve ma brillante carriera. Negli ultimi anni diverse sculture sono entrate in prestigiose collezioni, il “Ponte” è arrivato al MoMA di New York, la “Trappola” alla Tate Modern di Londra. Dal 2001 sono passati in asta – tra gli altri – “Mitragliatrice”, “Trofei di caccia”, “Cannone Bella ciao”, “La decapitazione della scultura”, “Confluenze”, “Pelle conciata” e “Dinosauro che emerge”. Il top price per le sculture è stato raggiunto nel 2016 da “Coda di delfino” del 1966 (2.986.018 € con buyer premium), che ha superato “Cannone semovente” (1965) battuto nel 2003a 2.261.232 € con buyer premium, entrambi aggiudicati da Christie’s Londra. Tuttavia nel 2020 all’Italian Sale di Christie’s “Contraerea” (1965), una delle sue sculture più note, valutata 2,5-3,5 milioni di £, è rimasta invenduta. In asta passano a valori da qualche migliaio a 40-50mila euro diffusamente collage e disegni, si attestano invece intorno a 120-150mila € le sculture “Baco da setola”.
Se il “Treno” (1964, latta, olio e catrame su faesite, cm 70 x 320) è stato acquistato dal Museo Pascali con un’operazione di crowdfunding (cui ha collaborato lo stesso proprietario) per 80.000 €, cifra molto inferiore al valore dell’opera, nel 2021 “Bomba” (1964-1965, tecnica mista su legno pressato, cm 8,4 x 23,5) valutata 6.000-8.000 €, è stata ceduta nell’asta online “Mapping Modern and Contemporary Art” di Christie’s per ben 125.000 €, cifra comunque ben lontana dal record assoluto di quasi 3 milioni della “Coda di delfino” alle Italian Sale di Christie’s del 2016, ma tra le aggiudicazioni più alte per Pascali sul mercato italiano.
Fonte: Il Sole 24 Ore