Coniglio, consumi di carne in picchiata del 35% in 10 anni (e gli acquirenti sono over 60)
In dieci anni i consumi di carne di coniglio in Italia sono diminuiti di oltre un terzo (-35%). E nei primi otto mesi dei quest’anno la tendenza è ancora in discesa, con una perdita sul 2023 dell’8,7% in termini di acquisti in negozi e supermercati. Se si considera poi che il consumo è sempre più concentrato tra gli over 6o (fascia d’età in cui si colloca il 75% dei consumatori) si comprende la crisi, difficilmente reversibile, che sta attraversando questo settore.
Eppure l’Italia ha una forte tradizione cunicola e raggiunge l’autosufficienza in termini produttivi (99%) piazzandosi – secondo gli ultimi dati di Ismea – al terzo posto tra i Paesi produttori in Europa (17% del totale contro il 18% della Francia e il 42% della Spagna). Dove comunque la situazione generale non è differente, con le macellazioni che si sono ridotte del 37% dal 2018 ad oggi.
Più nel dettaglio, in Italia si contano 4.100 allevamenti cunicoli (di cui il 60% di tipo familiare) con oltre 11 milioni di capi presenti nel ciclo produttivo. L’85% dei conigli è allevato al Nord, in particolare in Veneto dove vengono ingrassati ogni anno quasi 5,4 milioni di capi. Nel primo semestre 2024 le macellazioni si sono ridotte del 6,9% su base annua. Si tratta di dati che tuttavia «non considerano l’allevamento rurale per l’autoconsumo e il commercio locale che, pur assumendo un certo rilievo, sono difficilmente quantificabili (si stima rappresentino circa il 30%)», nota Ismea.
La spesa per gli acquisti domestici di carne cunicola nel 2023 è stata di 126 milioni di euro e ha rappresentato appena l’1% della spesa totale per le carni, che a loro volta pesano per il 10% sugli acquisti alimentari totali. Nonostante il calo della domanda, la crescita dei prezzi negli ultimi anni è stata di oltre il 10 per cento.
«L’analisi di lungo periodo delle principali variabili del settore cunicolo non fa intravedere inversioni di tendenza al calo strutturale della domanda – conclude Ismea –. Comunicazione e promozione possono essere le leve principali in grado di ridare slancio al consumo di questa tipologia di carne. In particolare, potrebbero essere messe in atto sia iniziative volte a promuovere l’educazione culinaria necessaria per trattare la carne di coniglio, sia campagne informative per accrescere la conoscenza dei consumatori sulle sue caratteristiche nutrizionali e sull’orientamento alla sostenibilità».
Fonte: Il Sole 24 Ore