Conserve alimentari, ecco come sottolio e sottaceto cercano il rilancio
Chi continua a comprare sottoli, sottaceti e vegetali in salamoia li apprezza soprattutto perché sono gustosi e stuzzicanti (75,5%). Un aspetto edonistico a cui si affiancano motivazioni più razionali, legate alla loro comodità di prodotti pronti all’uso, che velocizzano la cucina e si adattano a molte ricette: è la componente di servizio, condivisa dal 69,5% degli acquirenti. Una versatilità che si legge anche nelle occasioni in cui sono consumate: se al primo posto restano cene e pranzi domestici (rispettivamente indicati dal 67,5% e dal 59,1% degli intervistati), si fanno strada altri momenti in cui sottoli e sottaceti sono apprezzati, come l’aperitivo (49%), le feste in casa (32,1%) e lo snacking (15,3%).
Un nuovo modo di approcciarsi a questi prodotti, soprattutto da parte dai più giovani, i tiepidi verso sottoli & co. Se li consuma il 79% dei 55-70enni, si scende al 65% nella fascia d’età 25-34 anni e al 59% nei 18-24enni. Con alcune eccezioni, come le olive protagoniste del rito dell’aperitivo (vedi altro articolo, ndr).
Per i giovani sottoli e sottaceti sono stuzzichini, spuntini e farciture per sandwich, mentre con l’aumentare dell’età sono più usate come contorno, per arricchire le ricette o come ingredienti di primi e secondi piatti.
Un approccio che si legge anche nella classifica delle tipologie di conserve vegetali più note, dove svettano al primo posto i mix per le insalate di pasta e di riso (le conosce il 75,5% degli italiani), probabilmente il prodotto più giovane di un settore che ha tradizioni antiche (la conservazione sott’aceto è testimoniata già presso i Babilonesi) e una lunga tradizione produttiva industriale in tutto il Paese.
Seguono sottoli, sottaceti, verdure grigliate e conserve in agrodolce, con indici di notorietà che vanno dal 52% al 75% per cento. Tra i singoli ortaggi i più noti sono olive, funghi e peperoni (tutti sopra al 75%), mentre tra quelli ritenuti indispensabili in dispensa vincono ancora le olive (31,3%) seguite a grande distanza da pomodori secchi e funghi.
Fonte: Il Sole 24 Ore