Conti pubblici, ecco perché le entrate corrono e quali spazi posso aprirsi nella manovra

Corrono le entrate tributarie e si aprono, almeno sulla carta, spazi a beneficio della prossima manovra, tenendo conto dell’entità della manovra che sarà definita in settembre e dei nuovi obblighi derivanti dalle regole di bilancio europee: stando alla “traiettoria tecnica” inviata da Bruxelles il 21 giugno si prospetta una correzione media nei sette anni di vigenza del piano pluriennale che sarà messo a punto entro il 20 settembre pari a circa 12 miliardi (lo 0,6% del Pil).

L’andamento delle entrate

Stando a quanto comunicato dalla Banca d’Italia, a maggio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,3 miliardi, in aumento del 7,1% (2,9 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023. Nei primi cinque mesi del 2024 le entrate tributarie sono state pari a 206,8 miliardi, in aumento del 7,1% (13,7 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Nel periodo gennaio-maggio 2024 – comunica a sua volta il ministero dell’Economia e delle finanze – le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica risultano pari a 210.784 milioni di euro (+18.711 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023, +9,7%). La crescita delle entrate è in larga parte trainata dall’andamento delle imposte dirette (+13.791 milioni di euro); più contenuto invece è l’aumento registrato dalle entrate derivanti dalle imposte indirette (+4.920 milioni di euro). Quanto al mese di maggio le entrate tributarie sono state pari a 44.013 milioni di euro (+2.847 milioni di euro, +6,9%), a fronte di una dinamica positiva sia delle imposte dirette (+857 milioni di euro, +4,5%) sia delle imposte indirette (+1.990 milioni di euro, +9,0%).

Margini per la prossima manovra, ma attenzione al deficit

Spazi di manovra per la prossima legge di Bilancio potrebbero aprirsi anche grazie alle maggiori entrate previste dal concordato preventivo biennale. E’ partita l’operazione per i soggetti Isa, per i quali il software è disponibile dal 15 giugno, mentre per i forfettari (come segnala IlSole24Ore del 15 luglio) il concordato sarà in via sperimentale annuale e per aderire c’è tempo fino al 31 ottobre. Il tutto mentre la Commissione Finanze del Senato chiede al Governo di introdurre nel decreto correttivo del concordato altri incentivi all’adesione. Al momento si può ipotizzare che una parte delle misure da finanziare con la prossima manovra possa essere garantita proprio dalle maggiori entrate, la cui contabilizzazione potrà essere effettuata solo una volta incassate le relative somme. La parte preponderante dovrà essere garantita dal contenimento della spesa. Operazione tutt’altro che agevole, poiché proprio con la prossima manovra scatterà l’obbligo di operare una correzione del deficit dello 0,6% del Pil, a valere dal parametro principale di riferimento che sarà rappresentato dalla spesa primaria netta, calcolata al netto degli interessi. L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha poi calcolato in 18,2 miliardi l’impatto delle misure finanziate per il solo 2024 che attendono ora di essere confermate nel prossimo anno. In primis si tratta di finanziare per 10,7 miliardi lo sconto contributivo per i redditi fino a 35mila euro, cui si aggiunge per 615 milioni il conto residuo da onorare per confermare il primo modulo della riforma Irpef (è la parte eccedente la quota già coperta dal Fondo per l’attuazione della delega fiscale). L’accorpamento dei primi due scaglioni con aliquota del 23% applicata ai redditi fino a 28mila euro, con contestuale riduzione da quattro a tre aliquote è uno dei punti qualificanti della legge delega sul fisco, che vede la regia del vice ministro all’Economia Maurizio Leo.

Per ridurre il debito la variabile fondamentale è la crescita

Per ridurre il debito pubblico, e accrescere il più possibile la sua sostenibilità nel medio periodo occorre puntare con decisione verso il potenziamento della crescita. Il Governo stima un Pil in aumento quest’anno all’1%, e all’1,2% nel 2025 ma per raggiungere questo obiettivo è fondamentale centrare tutti gli obiettivi del Pnrr e soprattutto alzare l’asticella della spesa effettiva dei fondi europei. Lo ammette lo stesso Governo quando nel Documento di economia e finanza sottolinea come gran parte della crescita di quest’anno si debba attribuire proprio al Pnrr. Secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti l’obiettivo del Def per il Pil 2024 è alla portata. Non serve una manovra “lacrime e sangue” per ridurre il debito. In un “contesto globale instabile e incerto l’economia italiana conferma un’ottima tenuta, gli andamenti macroeconomici sono positivi” ha affermato il ministro intervenuto all’assemblea dell’Associazione bancaria italiana, che si è svolta il 9 luglio a Roma. Più cauto il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta che parla di crescita “che procede a ritmi moderati” da rafforzare nel corso dell’anno. E’ possibile che nel 2024 il Pil cresca dello 0,7 per cento.

Fonte: Il Sole 24 Ore