Conto alla rovescia per i commissari Ue ma c’è il nodo della parità di genere

Conto alla rovescia per i commissari Ue ma c’è il nodo della parità di genere

Il governo Meloni torna a riunirsi questa settimana. Il 30 agosto ci sarà un summit a tre Meloni, Salvini e Tajani. Tra i nodi sul tavolo, il nome del commissario italiano da indicare a Bruxelles. Entro il 31 agosto l’esecutivo deve indicare a Bruxelles il candidato per un posto “di peso” nella nuova Commissione europea guidata nuovamente da Ursula von der Leyen. Il nome del ministro Fitto resta in pole position.

La richiesta di von del Leyen sulla parità di genere destinata a rimanere sulla carta

Rimane il nodo parità di genere. Con l’avvicinarsi della scadenza, appare sempre più chiaro come la richiesta di von der Leyen, di avere un equilibrio di genere sia destinata a un sonoro buco nell’acqua. In Italia la maggioranza è orientata a fare un solo nome, quello appunto del ministro plenipotenziario del Pnrr (è circolata l’ipotesi di Elisabetta Belloni, ma allo stato attuale appare tramontata). Romania e Lussemburgo (tra i ritardatari) hanno appena proposto due uomini, confermando una volta di più che le capitali non hanno nessuna intenzione di offrire alla presidente un tandem fra cui scegliere. Il conteggio, spietato, rivela che al momento su 22 candidati ben 16 sono uomini (in tutto la Commissione sarà composta da 27 persone, inclusa von der Leyen, che occupa la casella della Germania). Il presidente di Cipro, Nikos Christodoulidis, ha nominato Costas Kadis, mentre il presidente della Lituania, Gitanas Nausėda, ha indicato Andrius Kubilius.

Chi manca

All’appello mancano Belgio, Bulgaria, Danimarca, Portogallo e, appunto, Italia. Anche la Danimarca sarebbe propensa a scegliere una figura maschile. Dunque il quadro non può che peggiorare. Con un paradosso. La Commissione uscente era composta quasi esattamente dal 50% di uomini e dal 50% di donne. Il processo di conferma dei commissari potrebbe complicarsi al Parlamento europeo.

Che sia stata la decisione di von der Leyen a chiedere il doppio nome, uomo-donna, a complicare le cose? Così facendo, infatti, sarebbe stata lei, in definitiva, a scegliere il commissario quando invece, stando ai Trattati, è il Paese che ha diritto ad esprimere la preferenza (e non si parla da nessuna parte di quote rosa). «Credo che questa vicenda mostri come, purtroppo, la parità di genere in politica non è stata ancora assimilata», commenta una fonte vicina alla presidente. Si va così delineando un duro colpo al secondo mandato di von der Leyen. La partita ad ogni modo non è ancora chiusa e la settimana che si apre potrebbe riservare sorprese dell’ultimo minuto.

Le tappe successive

Gli aspiranti commissari dovranno passare per il via libera del Parlamento e lì ci potranno essere delle sorprese, sia sul fronte delle audizioni (vengono esaminati uno per uno) sia su quello del voto finale sul prossimo collegio (approvato o bocciato). La questione è ad ogni modo politica e resta da capire se von der Leyen voglia aprire un contenzioso con i 27 sul tema, prima ancora del calcio d’inizio. Dalla Commissione bocche cucite. «Non siamo telecronisti sportivi che devono commentare ogni azione del gioco», ha sottolineato il portavoce Eric Mamer. All’epoca della sua prima commisione, in occasione del discorso tenuto il 16 luglio del 2019 davanti al Parlamento europeo per ottenere l’investitura, von der Leyen aveva chiarito di voler dare “l’esempio” e aveva assicurato «la piena parità di genere nel mio collegio di commissari. Se gli stati membri non propongono abbastanza commissarie donne, non esiterò a chiedere nuovi nomi», aveva sottolineato in quell’occasione, ricordando che «dal 1958 ci sono stati 183 Commissari», ma «solo 35 erano donne, meno del 20 per cento». Si tratta di capire se deciderà di andare allo scontro in questo secondo mandato.

Fonte: Il Sole 24 Ore