Contratto bancari, da Abi prime aperture su riconoscimento inflazione e produttività
Sul principio del riconoscimento del recupero dell’inflazione e del contributo dei lavoratori al raggiungimento della redditività record delle banche per il triennio 2022-2024, Abi si è detta favorevole, nell’incontro con i sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca, Unisin) per il rinnovo del contratto dei bancari. Dalle parole ai numeri, il salto è però ancora lungo e bisognerà vedere come il principio verrà tradotto in cifre. I sindacati continuano a insistere sulla loro richiesta di aumento di 435 euro per il livello medio di riferimento, su cui c’è il via libera del ceo del gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Dopo che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha rinnovato la richiesta davanti al Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi di alzare la mano a chi non fosse chiaramente d’accordo, non è arrivata nessuna alzata di mano. Per ora.
Per Abi confronto franco utile per accordo entro fine anno
Il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi, Ilaria Maria Dalla Riva ha rappresentato le considerazioni e proposte delle banche, con le relative motivazioni su molti dei capitoli della piattaforma unitaria presentata dai sindacati. In particolare si è soffermata sui tutti i macro temi della piattaforma: area contrattuale, procedure di confronto sindacale e sistema di relazioni sindacali, contrattazione di secondo livello, impegni per l’occupazione, tutele, parte economica, formazione, sviluppo professionale e di carriera, valutazione professionale, orari di lavoro e flessibilità, welfare e diritti. L’incontro per Abi «è stata l’occasione per un confronto franco sulle reciproche posizioni, utile a sviluppare una trattativa finalizzata a raggiungere l’accordo entro fine anno», spiega una nota dell’Associazione. La tempistica non sarà un fattore di secondo piano come spiega Sileoni: «Il contratto è scaduto a fine 2022 e il 2023, in termini di riconoscimenti economici, non sarà regalato alle banche. Se non chiudiamo il contratto nazionale in tempi brevi, lo dico chiaramente, vi aspetta una forte mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori che uscirà pesantemente anche da questo tavolo, entrando a gamba tesa, ma con forti motivazioni politiche, nella società, nella politica e in ogni altro settore extra bancario. Non aspettatevi sconti di nessun genere». Una prospettiva di cui molti istituti, secondo fonti bancarie, farebbero a meno, preferendo uno sviluppo positivo del negoziato per poter poi tutti lavorare con serenità e raggiungere gli obiettivi dei rispettivi piani industriali.
Gli utili record previsti per il triennio del nuovo contratto
Gli utili delle banche italiane, secondo quanto stima Sileoni, nel triennio del contratto da rinnovare (2022-2024) potrebbero essere compresi verosimilmente tra i 75 e i 90 miliardi (considerando i circa 25 miliardi del 2022, i 30 attesi per quest’anno e una cifra analoga per il 2023), a fronte di un costo del lavoro che complessivamente è di 28 miliardi di euro. Peraltro le modifiche sulla tassa per gli extraprofitti delle banche rispetto al provvedimento dello scorso 7 agosto, per il sindacato hanno fatto cadere un eventuale alibi per chiedere di ridimensionare l’aumento economico, vista la possibilità di non pagarla, a patto che le banche investano due volte e mezzo il valore che avrebbero dovuto pagare in operazioni di rafforzamento del loro patrimonio. Una prospettiva che porterebbe anche alla riduzione del rischio di credit crunch per il futuro.
Il ripristino dell’intera base di calcolo del Tfr
Il negoziato in Abi continuerà con la presentazione da parte di Abi di un documento in cui vengono riassunte le prime risposte che sono arrivate sulle richieste economiche e sui macrotemi della piattaforma. Nel complesso ne manca ancora una su cui il Casl non si è espresso con chiarezza e cioè la base di calcolo del Tfr. I sindacati chiedono infatti che venga ripristinata la piena base di calcolo, che era stata ridotta nei precedenti accordi. Ci sono poi altre due questioni extracontrattuali di cui si parlerà oggi. La prima riguarda le assunzioni attraverso il Foc che dovevano essere fatte dopo gli accordi sindacali firmati nei gruppi: secondo la Fabi ne mancano all’appello ancora 3.500. La seconda invece riguarda i fringe benefit su cui i sindacati sostengono che nella trattativa col Governo sulla tassa sugli extrapro fitti gli istituti hanno perso l’occasione per discutere una correzione della norma che penalizza pesantemente i lavoratori bancari.
I sindacati e la seconda giornata di incontri
I sindacati si preparano al secondo round con rivendicazioni molto nette. «Il ripristino della base di calcolo piena per il Tfr e la richiesta della parte economica, con un aumento medio mensile di 435 euro, sono due argomenti separati che hanno delle motivazioni politiche e tecniche completamente inattaccabili. Le banche non hanno argomenti per dire “no” rispetto a quanto preteso da tutte le organizzazioni sindacali. E con la modifica del governo alla tassa sugli extraprofitti del settore bancario, è caduto l’ultimo, debolissimo alibi degli istituti di credito per contrastare le nostre rivendicazioni», afferma Sileoni. «La richiesta di aumento salariale contenuta nella piattaforma unitaria è assolutamente giustificata e le banche non possono non accettarla. È necessario rispettare la scadenza triennale e prevedere che la tranche più significativa dell’aumento venga erogata da subito», dice il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani ed «è assurda – prosegue Colombani – qualsiasi ipotesi di proroga del congelamento della base imponibile per il calcolo del Tfr, una misura di carattere emergenziale, adottata in passato per affrontare una fase di crisi del sistema bancario. Vanno rimosse anche le resistenze alla rivalutazione degli scatti di anzianità, fermi dal 2010». Positiva, secondo Colombani, «anche l’apertura dell’Abi all’introduzione di forme di partecipazione alla gestione delle imprese, che vanno realizzate attraverso la contrattazione nelle banche come richiesto nella piattaforma unitaria».
Fonte: Il Sole 24 Ore