Contro la peste suina scende in campo l’esercito

Dal 1° di novembre, contro la peste suina, scenderà in campo anche l’esercito. Lo ha annunciato il Commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini, durante l’audizione alla Camera di martedì 22 ottobre. «Ai militari – ha detto Filippini – daremo puntuali indicazioni sui territori dove abbiamo bisogno della sorveglianza e dove abbiamo bisogno di mettere le gabbie per la cattura dei cinghiali. Andranno avanti in maniera coordinata e gestita a livello centrale». Negli interventi, accanto all’esercito, saranno coinvolti anche le polizie provinciali, la protezione civile e le ditte specializzate.

Per contenere la diffusione della malattia, che viaggia soprattutto attraverso lo spostamento dei cinghiali infetti, Filippini ha poi annunciato che verranno potenziate le barriere lungo le autostrade: «Sto per firmare due convenzioni, la prima con le concessionarie di Autostrade e l’altra con il concessionario della Cisa. Queste barriere verranno messe nei terreni di competenza dell’autostrada e quindi le concessionarie ci garantiscono anche la manutenzione». Sulle barriere, ha assicurato il commissario, «stiamo correndo. In due mesi abbiamo già chiuso Milano, parliamo quindi di centinaia di chilometri. Daremo poi priorità alla Cisa, anche se è veramente molto complicata come territorio. Il ministero della Salute sta acquistando le gabbie per la cattura degli animali che daremo in gestione solo all’interno delle zone di controllo di espansione virale all’esercito e alla polizia provinciale». L’ultimo tassello della strategia messa in campo da Filippini, la cui nomina risale allo scorso agosto, sarà l’arrivo a breve di nuovo subcommissario con delega al depopolamento dei cinghiali, a partire dai parchi e soprattutto nella zona di espansione virale.

Dopo tanti mesi di stallo nella lotta alla peste suina, che già ha causato decine di migliaia di abbattimenti negli allevamenti di maiali soprattutto del centro-nord Italia, le associazioni degli allevatori plaudono a questa nuova fase interventista: «La collocazione delle barriere in autostrada per impedire la circolazione dei cinghiali e il loro depopolamento rispondono alle proposte lanciate da Coldiretti già due anni fa – scrive l’associazione in una nota – ora queste misure vanno accompagnata dall’erogazione immediata degli indennizzi per gli allevamenti colpiti. Oltre ai danni diretti, legati alla perdita dei capi, occorre includere anche quelli indiretti, con gli allevamenti costretti a interrompere tutte le attività, comprese quelle di ripopolamento».

Resta invece ancora aperto il nodo dei veterinari pubblici, il cui organico risulta sottodimensionato rispetto alle esigenze dettate dall’emergenza: «Dovremmo rapidamente recuperare nuovi veterinari – ha ammesso Filippini durante l’audizione – siamo in difficoltà anche perché abbiamo una categoria di professionisti che sta andando in pensione. Inoltre i veterinari che seguono i focolai non possono rientrare in altri allevamenti prima di una settimana e quindi occorre una rotazione dell’organico».

Fonte: Il Sole 24 Ore