Contrordine a Schiphol, i voli non saranno tagliati per ridurre il rumore
Contrordine a Schiphol: i voli in uno dei più trafficati aeroporti d’Europa non saranno tagliati, almeno per ora. Lo ha annunciato il governo olandese che – su pressione degli Stati Uniti ma sostanzialmente anche dell’Europa – ha sospeso il piano che avrebbe dovuto ridurre il numero di voli del 10% rispetto ai livelli del 2019, portandoli a poco più di 450mila all’anno.
Il piano era stato inizialmente motivato dalla necessità di ridurre l’inquinamento acustico, particolarmente gravoso per i residenti della periferia sud di Amsterdam, ma era stato accolto con favore dagli ambientalisti anche per i benefici in termini di riduzione di emissioni di anidride carbonica e azoto (un tasto particolarmente dolente per l’Olanda).
L’opposizione al progetto è cresciuta tuttavia soprattutto questo mese, dopo che il coordinatore degli degli slot olandesi ha annunciato tagli per le compagnie aeree: alcune, come Air France-Klm, avrebbero visto una riduzione dei diritti di decollo e atterraggio, altre come l’americana JetBlue (che quest’anno ha iniziato a volare da Schiphol a New York e Boston) avrebbero perso completamente l’accesso all’hub. Un’eventualità, quest’ultima, che ha spinto gli Stati Uniti il 3 novembre a minacciare ritorsioni, limitando gli slot per Klm negli aeroporti americani se l’Olanda fosse andata avanti.
Ad accentuare la pressione sul governo dell’Aja è arrivata il 13 novembre una lettera della commissaria Ue ai trasporti, Adina Valean, che esprimeva «serie preoccupazioni» sul fatto che i pro e i contro del tetto ai voli non fossero stati valutati correttamente. Poco prima dello stop al piano poi, la stessa Ue aveva fatto sapere di stare valutando la conformità del piano olandese alla normativa europea.
Il governo si è dunque fermato, pur ribadendo che continuerà a esaminare altre misure per limitare i voli (ma mercoledì 22 novembre in Olanda sono in programma le elezioni anticipate). Soddisfazione è stata espressa da Klm, che ha salutato la decisione come un «passo importante per evitare ritorsioni e continuare a volare negli Stati Uniti».
Fonte: Il Sole 24 Ore