Conviene fare causa? A dircelo sarà la banca dati con le sentenze civili e fiscali

Online ci sono gli abstract delle pronunce, con elementi del caso concreto, che rendono il messaggio comprensibile e identificano l’orientamento. Il database cresce (per ora è di 250 sentenze) ma è locale. La banca dati nazionale potrebbe partire dai documenti depositati digitalmente con il processo civile telematico (quasi due milioni di sentenze dal 2014 al 2020), ma «sono provvedimenti non omissati – spiega Castelli -: occorre lavorare a un sistema di anonimizzazione serio e automatico».

Un altro progetto lo sta portando avanti la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, con i Tribunali di Genova e di Pisa. «Stiamo allenando, con buoni risultati, l’algoritmo per annotare semanticamente le sentenze», spiega Giovanni Comandè, docente di diritto privato comparato e responsabile scientifico del Lider-Lab del Sant’Anna. La tecnologia, in pratica, permette di individuare in modo automatico il tema trattato da una pronuncia e in futuro «potrebbe potenziare la banca dati delle sentenze», osserva.

Giustizia tributaria

Il versante fiscale procede con un passo veloce, tanto che il progetto ha già un nome: “Pro.di.gi.t.”, che sta per processo digitale giustizia tributaria. In ballo c’è una torta da circa 8 milioni di euro per rendere 2.0 il contenzioso.

Il progetto potrebbe entrare in funzione a gennaio 2023. C’è la banca dati «aperta» di tutte le sentenze del merito cui potranno accedere anche i professionisti. Ma c’è soprattutto un sistema di giustizia predittiva affidato all’Ia. Uno strumento per contribuenti-imprese per conoscere i vari orientamenti delle Ct, così da indirizzare le scelte a monte delle liti. L’intenzione è anche di creare una piattaforma di collegamento tra il Cpgt e gli attori del contenzioso. I giudici potranno avere un accesso diretto al proprio fascicolo, gli studiosi a una sezione dedicata alla formazione, mentre i contribuenti potranno conoscere le informazioni dei propri procedimenti.

Un progetto ambizioso, che però si scontra con la scarsa propensione degli attuali giudici onorari a emettere i provvedimenti giurisdizionali digitali (Pgd). È chiaro che quante più sentenze saranno digitali, tanto più ricca sarà la banca dati «aperta» e il sistema di giustizia predittiva. Stando al Mef, infatti, nel 2021 il 45,6% delle sentenze delle Ctp è stato depositato con questa modalità, mentre nelle Ctr il dato si ferma al 35,3 per cento. C’è da dire che il progetto del Pgd è operativo in tutte le Ct nazionali solo dal 1° dicembre 2021: è plausibile un aumento costante del deposito di provvedimenti digitali.

Fonte: Il Sole 24 Ore