Coop, 5mila prodotti con il proprio marchio. Obiettivo 6 miliardi
Radicale cambio di strategia per Coop Italia. Sugli scaffali dell’insegna nell’arco di due anni arriveranno oltre 5mila prodotti a proprio marchio. L’obiettivo è raddoppiare il valore delle vendite del segmento marca privata passando dagli attuali 3 a 6 miliardi in 4 anni. «È una partita decisiva quella che ci accingiamo a giocare – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Ancc-Coop -. Con i prodotti Coop le famiglie possono risparmiare il 25-30% rispetto alla marca industriale garantendo qualità e nuove prestazioni».
Aumenta di 250 Pmi il numero delle imprese fornitrici che ora supera le 750 aziende. «Non è un attacco alle marche che rimarranno un tratto fondamentale della nostra offerta – aggiunge Domenico Brisigotti, direttore commerciale Food Coop -. Questa scelta darà una risposta al consumatore italiano alla ricerca di convenienza». Secondo i piani della società la quota di ricavi della private label arriverà al 50% dall’attuale 30%. Nel mirino c’è il fenomeno discount che con la loro offerta low cost attirano clienti alla ricerca della massima convenienza. «Non facciamo guerra nè ai grandi marchi nè ai discount» precisa Pedroni.
I discount come Md, Eurospin, Lidl sono campioni di redditività, a dirlo è il rapporto Mediobanca, mentre Coop è fanalino di coda con un Roi allo 0,4%. Grazie alla nuova offerta di private label Coop porterà la marginalità media al 30% su un gran numero di prodotti mentre quella ottenuta con i prodotti dell’industria è inferiore di 5-10 punti. Si interverrà inoltre sull’efficientamento dei processi interni. L’accelerazione nell’offerta private label arriva nel momento in cui l’industria chiede aumenti dei listini e l’inflazione è in decisa crescita con proiezioni al 13% per fine anno. I produttori da inizio anno hanno chiesto aumenti dei listini del 10-12% per fare fronte ai rincari di materie prime ed energia mentre Coop ha adeguato i prezzi del 2%. «Gli effetti sui consumatori si vedranno nelle prossime settimane – aggiunge il presidente -. C’è una inflazione crescente che sta già determinando impatti negativi sul carrello della spesa». Per finire un netto no a tutte le etichette a semaforo. «Ci siamo mossi con altri operatori italiani e pensiamo che la proposta italiana sia migliore» conclude Pedroni.
Fonte: Il Sole 24 Ore