Cooperazione, così la ricchezza del caffè resta ai produttori locali

Cooperazione, così la ricchezza del caffè resta ai produttori locali

Si parte dalle competenze

Il punto cardine della proposta è trasmettere ai coltivatori locali le competenze necessarie a valorizzare le enormi potenzialità del prodotto. Dopo aver condotto più sessioni di on-field training, E4Impact nell’ultimo anno ha implementato una strategia di branding ad hoc, differenziata in base alla regione produttiva. Tra gli obiettivi del prossimo futuro vi è la creazione di una piattaforma digitale, per raccogliere dati qualitativi e quantitativi utili alla tracciabilità del prodotto, che darà una voce e un volto agli imprenditori agricoli, garantendo visibilità alle loro storie e ai loro territori. L’ultima fase prevederà la realizzazione di una campagna di marketing per lo sviluppo dei diversi brand, sia a livello locale che internazionale. Il contributo finale è la creazione di un mercato equo e solidale, in grado di offrire ai coltivatori kenioti la possibilità di vendere il pregiato caffè dei loro altopiani direttamente alla clientela presente sul mercato internazionale, senza utilizzare il costoso canale distributivo delle grandi corporations presenti in Kenya.

Sinergie tra imprese europee e africane

La partecipazione al progetto Arabika ben esemplifica la mission di E4Impact Foundation in Africa: facilitare la creazione di nuove sinergie tra imprese europee ed imprese africane, dando vita a un trasferimento reciproco di know-how. È un nuovo modo di intendere la cooperazione economica internazionale tra Paesi; una strategia win-win, non assistenzialista, che si concentra invece sul trasferimento di competenze e sullo sviluppo di collaborazioni tra il settore no-profit e quello privato. «Il caso Arabika ben esprime lo scopo per cui la Fondazione è stata costituita – afferma il Ceo, il professor Mario Molteni –: siamo nati per dare un contributo al “diritto di non emigrare” della gente africana. E questo diritto è promosso creando imprese e posti di lavoro stabili in Africa. Ora, in linea con la nuova strategia e grazie alla vivace progettualità che ci contraddistingue, a questo primario obiettivo portato avanti da progetti come Arabika, stiamo affiancando un’altra dimensione complementare: «Il diritto a emigrare con dignità».

Emigrare con dignità

In un contesto internazionale caratterizzato, in Africa, dall’ingresso ogni anno nel mondo del lavoro di decine di milioni di giovani e, in Italia, da centinaia di migliaia di lavori che gli italiani non svolgono, sorge un nuovo imperativo. Istituzioni e imprese devono lavorare insieme per favorire l’emigrazione di lavoratori africani formati, che abbiano l’assunzione in mano, il visto regolare e la garanzia di trovare nel nostro Paese un alloggio dignitoso. Devono essere persone pronte a dare un loro contributo alle nostre aziende, avendo l’opportunità di un reale salto di qualità nella vita; e magari capaci in futuro di tornare in Africa con le competenze adeguate a costruire qualcosa di nuovo nel loro Paese di origine. Si tratta di un’azione concertata di grande valore sociale ed economico: una prova di civiltà».

La crescita dei centri imprenditoriali

Dal canto suo David Cheboryot, direttore dei Centri Imprenditoriali di E4Impact spiega: «Il ruolo dei Centri Imprenditoriali di E4Impact sta crescendo di giorno in giorno, poiché continuiamo a radicalizzarci nei Paesi africani in cui E4Impact è presente. Ad oggi, abbiamo otto Centri imprenditoriali in Africa: Tunisia, Camerun, Ghana, Etiopia, Kenya, Uganda, Ruanda e Zimbabwe. Il nostro Centro più significativo è quello di Nairobi, che è stato il nostro centro pioniere e un laboratorio di apprendimento dove abbiamo sperimentato iniziative di sviluppo delle capacità imprenditoriali in Africa. Il progetto Arabika è in corso di attuazione in Kenya, dove stiamo già vedendo i benefici diretti del progetto per i piccoli coltivatori di caffè che hanno già iniziato a raddoppiare il volume della loro produzione e ad aumentare la qualità dei chicchi di caffè raccolti, nonché l’opportunità di accedere a mercati migliori e diretti in Europa, garantendo un aumento dei redditi e migliorando le loro condizioni di vita, che è davvero l’obiettivo principale del progetto».

*Alberto Ruozzo partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l’Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L’iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.

Fonte: Il Sole 24 Ore