Corneliani, la ripartenza passa dalla Cina: «Qualità e innovazione in primo piano»

«Il mercato cinese si sta rivelando complicato per i grandi marchi del lusso, che negli anni hanno applicato anche politiche di prezzo aggressive. Noi abbiamo un posizionamento diverso, siamo un marchio premium luxury, e continuiamo a registrare risultati positivi in quel mercato. Tanto che, a settembre, apriremo anche il nostro primo negozio a gestione diretta in Cina». Continua a scommettere sulla Cina Giorgio Brandazza, ceo di Corneliani. Lo storico marchio mantovano di abbigliamento sartoriale da uomo, dopo anni di crisi e un “salvataggio” all’insegna della partnership tra pubblico e privato, dal 2022 è ripartito e punta ad archiviare il 2024 con ricavi in aumento «single digit» rispetto ai 75 milioni di euro registrati nel 2023.

Un altro passo in avanti verso l’obiettivo dei 100 milioni di ricavi che management e proprietà (i due soci sono Investcorp al 51% e Invitalia al 49 per cento) hanno previsto per Corneliani. «Non conta quanto velocemente raggiungeremo questo obiettivo – spiega Brandazza -, ma che lo faremo mantenendo invariato il nostro livello di qualità».

Attualmente circa il 90% del fatturato dell’azienda è concentrato oltre confine, con l’Emea come mercato più consolidato, e un focus su Stati Uniti e, appunto, Cina, per un’espansione. Nella Repubblica Popolare, oltre all’apertura del primo negozio a gestione diretta, sono previste circa 15 aperture in franchising nei prossimi due o tre anni. La prossima sarà, tra poche settimane, a Wuhan. Negli Stati Uniti Corneliani sta puntando sul wholesale: «Il progetto prosegue, siamo partiti dal mondo degli indipendenti, lavoriamo 60 clienti con cui stiamo rimettendo radici e prendendo quote di mercato – continua il ceo -. Stiamo lavorando anche per riprendere quota nel mondo del tailoring su misura, che è da sempre il cuore di Corneliani e sta tornando il maniera rilevante anche negli Usa». La collezione PE25, appena presentata a Milano, punta su mix tra il savoir faire artigianale e la tecnologia digitale: «Questa volta abbiamo voluto uscire dalla zona comfort facendo qualcosa di più spinto, molto ben recepito, un connubio fra artigianalità e tecnologia, due mondi che combinandosi possono creare valore per tutti», chiosa Brandazza.

Fonte: Il Sole 24 Ore