Cosa succede dopo il mandato di arresto contro Netanyahu e Gallant

Cosa succede dopo il mandato di arresto contro Netanyahu e Gallant

La giurisdizione della Cpi

La Corte penale internazionale si basa sullo Statuto di Roma, il trattato istitutivo firmato da 124 Paesi stipulato nel 1998 ed entrato in vigore il 1° luglio 2022, ma non riconosciuto da Israele, Stati Uniti, Russia e Cina. La Corte ha respinto le obiezioni di Israele sulla propria giurisdizione, affermando che la Palestina è membro dal 2015 e che i crimini commessi sul suo territorio rientrano nella sua competenza. Inoltre, i giudici hanno chiarito che gli atti imputati ai leader israeliani non trovano giustificazione in necessità militari.

La Cpi è un’istituzione dotata di giurisdizione sovranazionale e può giudicare individui, e non Stati, responsabili di crimini gravi come genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di aggressione. La sua competenza si applica quando tali reati sono stati commessi sul territorio di uno Stato che aderisce allo Statuto di Roma o da parte di cittadini di uno Stato parte. Interviene nei casi in cui gli Stati coinvolti non abbiano la capacità o la volontà di perseguire i responsabili attraverso il proprio sistema legale, in conformità con il diritto internazionale.

La giurisdizione della Cpi si estende anche ai crimini commessi da cittadini di Stati non parte sul territorio di uno Stato che ha ratificato lo Statuto di Roma. Tuttavia, va precisato che gli Stati che non aderiscono allo Statuto non sono obbligati a estradare i propri cittadini accusati dalla Cpi. E non esistono strumenti di coercizione internazionale per forzare la loro collaborazione.

Reazioni internazionali

La reazione israeliana è stata ferma e unanime nel condannare i mandati di arresto. Netanyahu ha definito le accuse “assurde e false”, dichiarando che la Cpi è un organismo politicamente tendenzioso e antisemita. Il presidente Isaac Herzog ha parlato di un “giorno buio per la giustizia”, accusando la Corte di schierarsi con “il terrore e il male” anziché con la democrazia. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha anche chiesto una risposta politica, invocando l’estensione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania.

Entusiasmo da parte dei funzionari palestinesi. Husam Zomlot, ambasciatore palestinese nel Regno Unito, ha affermato che i mandati erano “non solo un passo verso la responsabilità e la giustizia in Palestina, ma anche un passo per ripristinare la credibilità dell’ordine internazionale basato sulle regole”.

Fonte: Il Sole 24 Ore