Costa Concordia, tredici anni fa il naufragio
Sono le 21,45 del 13 gennaio 2012 quando Costa Concordia, un colosso del mare di 114mila tonnellate di stazza lorda e 290 metri di lunghezza (al suo varo, nel 2005, era la più grande unità della marina mercantile italiana), urta uno scoglio di fronte all’isola del Giglio e, nel giro di poche ore, in balìa della corrente, dopo un allagamento in sala macchine, causato dallo squarcio nello scafo, che impedisce qualsiasi manovra all’equipaggio, si appoggia su una fiancata, semiaffondata.
Errori e omissioni
Una sequenza rapida di eventi, costellata da una serie impressionante di errori di gestione dell’emergenza, che ha causato 32 vittime, ha segnato indelebilmente la storia della marineria italiana ed è costata 16 anni di carcere al principale responsabile di quella tragedia, il comandante Francesco Schettino. Alle 18,57 del 13 gennaio 2012 Concordia, con a bordo 4.229 persone, salpa da Civitavecchia, in direzione del porto di Savona, per l’ultima tappa di una crociera nel Mediterraneo. Alle 21,45 l’urto nei pressi del Giglio, per una manovra sottocosta, il cosiddetto “inchino”, che il comandante ha deciso di fare proprio di fronte all’abitato.
Il ruolo di Schettino
Già nelle prime ore emerge, in negativo, il ruolo di Schettino, su cui si indirizzano le indagini. Il comandante viene arrestato il 16 gennaio e finisce prima in carcere e poi ai domiciliari (confermati poi in Cassazione). Il giorno successivo viene diffusa la telefonata con il capo della sezione operativa della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco (datosi poi alla politica): il suo ordine a Schettino (che aveva abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri fossero in sicurezza), quel «vada a bordo, c…o!», fa il giro del mondo.
Il 18 giugno 2012 partono le operazioni di rimozione della Concordia. Esecutore del progetto un consorzio di imprese guidato dalla statunitense Titan e dall’italiana Micoperi. Il 5 luglio vengono revocati i domiciliari per Schettino, per il quale resta però l’obbligo di dimora a Meta di Sorrento. Sul finire dell’anno, il 20 dicembre, si chiudono le indagini: 8 gli indagati, compreso il comedante. Per lui le accuse sono di omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di persone incapaci di provvedere a se stesse, abbandono di nave, omessa comunicazione dell’incidente alle autorità marittime.
Rinvio a giudizio
Il 15 gennaio 2013, due giorni dopo il primo anniversario della tragedia, i Comuni del Giglio e di Monte Argentario vengono insigniti della medaglia d’oro al valor civile per gli aiuti offerti ai naufraghi. Sul fronte processuale, ad aprile il gip accoglie la richiesta di Costa Crociere, che patteggia una sanzione da un milione di euro ed esce dall’inchiesta. Il 22 maggio 2013 il gup rinvia a giudizio Schettino per tutti i reati contestati, revocando l’obbligo di dimora. A luglio arrivano le prime condanne: cinque coimputati patteggiano pene tra un anno e 6 mesi e due anni e 10 mesi.
Fonte: Il Sole 24 Ore