Costruzioni, in Emilia-Romagna frenata del 7% dopo investimenti record nel 2023

La forte crescita del settore costruzioni nel 2023, con un +6% di investimenti in Emilia-Romagna, record nazionale, ha permesso di recuperare il terreno perso dal 2008, «ma quest’anno torneremo leggermente indietro, anche se il -7% previsto per i livelli produttivi nel 2024 è uno dei cali più contenuti in Italia». Maurizio Croci, presidente di Ance Emilia-Romagna, commenta così lo scenario dell’edilizia regionale presentato a Bologna.

Non basteranno le opere pubbliche finanziate dal Pnrr (5,8 miliardi di euro assegnati all’Emilia-Romagna) e la ricostruzione post alluvione (8,5 miliardi di euro di danni certificati da ripristinare) a compensare la caduta di un «settore strategico per la tenuta e la crescita del Pil, perché muove filiere che vanno dalla chimica all’arredo, ed è per questo che credo serva un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana per risolvere il problema casa che minaccia la crescita e il futuro sostenibile dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese, recuperando e bonificando le grandi aree industriali e militari dismesse», sottolinea Vincenzo Colla, assessore regionale a Sviluppo economico e lavoro, intervenuto all’assemblea Ance. «E abbiamo bisogno di introdurre un controllo democratico dei cantieri edilizi – aggiunge – per evitare che in edilizia lavorino farabutti, usando le tecnologie digitali, gli strumenti della bilateralità e liste di merito che premino le aziende che hanno sempre pagato regolarmente lavoratori e contributi e rispettato consegne e tempi degli appalti».

I numeri

In Emilia-Romagna il settore costruzioni vale il 9,2% del Pil regionale, dà lavoro al 17,4% degli addetti dell’industria e al 5,8% degli occupati totali e dopo il +6,1% di iscritti alle casse edili del 2023 (con un +4,3% delle ore lavorate), ha continuato a crescere anche nel primo trimestre 2024 (+4,3% gli iscritti e +1,6% le ore lavorate), con previsioni però di rallentamento da qui a fine anno. Protagoniste dell’edilizia regionale sono 46mila imprese (in aumento di oltre il 3% nel 2023) di cui però oltre i due terzi è fatto di realtà con un solo addetto e un altro 28% da microimprese con meno di dieci addette. Un livello di polverizzazione che spiega da un lato la fragilità e, dall’altro, la flessibilità del comparto.

Lo stock edilizio in regione è composto da poco più di 943.300 edifici, di cui 818.000 (86,7%) a uso residenziale. Oltre il 50% del residenziale è stato edificato tra il 1946 e il 1980, molto datato, e il 75% è stato costruito prima dell’introduzione di norme antisismiche e sull’efficienza energetica, a conferma dell’urgenza di interventi vasti di riqualificazione. Il Superbonus, che ha iniettato 4,3 miliardi di aiuti sulla via Emilia, ha migliorato la prestazione energetica di appena il 7,6% degli edifici regionali, meglio della media nazionale (5,8%), ma non abbastanza. A livello di mercato immobiliare, nel 2023 sono state compravendute 62.705 abitazioni, pari a -12% rispetto all’anno prima (peggio della media nazionale del -9,7%), interrompendo il trend positivo iniziato nel 2014, con un calo del 25% dei mutui.

Pnrr e piano casa

Ance stima che il 38% delle gare Pnrr pubblicate da novembre 2021 a marzo 2024 si siano tradotte nell’apertura di un cantiere (la media nazionale è 35%). La revisione del Pnrr approvata dalla Commissione Europea a dicembre 2023 ha tagliato oltre 2mila progetti di opere pubbliche in Emilia-Romagna per un valore di 355 milioni di euro, che salgono a 600 milioni di minori finanziamenti se si sommano le linee di investimento parzialmente definanziate: progetti per i quali il Governo ha però garantito copertura finanziaria, senza gli stringenti vincoli temporali richiesti dall’Europa. L’occasione tanto attesa per un grande piano di rigenerazione delle città, secondo il presidente regionale dell’Ance, Maurizio Croci, che propone l’avvio di progetti pilota attraverso partnership pubblico-private. «Serve un piano casa che garantisca la disponibilità di abitazioni ecologiche a 10 euro al giorno, l’affitto non può incidere per il 40-50% sullo stipendio – conclude l’assessore Colla – e anche per il settore edilizio serve un’idea chiara di politica industriale e una spinta all’innovazione attraverso investimenti in formazione, a partire dalla sicurezza».

Fonte: Il Sole 24 Ore