Cous cous, gli acquisti in Italia continueranno a crescere in doppia cifra

Cous cous, gli acquisti in Italia continueranno a crescere in doppia cifra

Il mercato del cous cous in Italia ha potenzialità di crescita enormi». Lo sostiene a ragion veduta Francesco Formisano, ceo di Bia, storico e di gran lunga principale produttore italiano. Bia è un’azienda che rifornisce anche molti altri marchi (della grande distribuzione e non solo) e che dalla seconda metà del 2022 fa parte del Gruppo Bf, colosso con un valore alla produzione di 765 milioni di euro a giugno 2024.

Nell’ultimo anno le vendite di cous cous nei supermercati italiani sono cresciute del 15% a volume (4.600 tonnellate) e del 13% a valore secondo Circana. Risultati in controtendenza in un contesto congiunturale in cui l’inflazione fa diminuire la quantità di spesa nel carrello, ma che sono ancora molto limitati se si guarda al giro d’affari in termini assoluti, con un valore delle vendite poco sotto i 17 milioni di euro (a cui poi va aggiunto la quota horeca e quella industriale per la produzione di piatti pronti). Praticamente un terzo del fatturato della sola Bia (47 milioni di euro) che infatti esporta in 50 Paesi oltre il 70% della sua produzione (aumentata del 10% lo scorso anno) nonostante registri incrementi in Gdo sopra la media nazionale.

«La sfida raccolta da Bf è quella di crescere in Italia – dice Francesco Formisano, che è anche amministratore unico di Bf Agroindustriale – stimolando i consumi di cous cous grazie a innovazione di prodotto e iniziative di marketing mirate. Da un lato c’è un trend di sviluppo in essere già catturato dai numeri, solo in parte giustificato dall’aumento dell’immigrazione e quindi dei consumatori di origine magrebina anche in Italia (il principale mercato di Bia non a caso è la Francia, ndr). Dall’altro, per capire le potenzialità di sviluppo e il cambio di paradigma possibile sul prodotto, è significativo il successo che ha avuto il cous cous a marchio Le Stagioni d’Italia da grano 100% italiano Senatore Cappelli. Questo ha permesso infatti di uscire dai confini del cibo etnico e intercettare un pubblico differente, che ha colto più l’aspetto made in Italy e di filiera del prodotto».

Bia è da anni tra i principali sponsor del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, ma al di là della sua origine storica e della connotazioni culturali, il cous cous – Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal 2021 – integra in sé molte delle caratteristiche oggi premiate dal mercato. «Da un’indagine Doxa tra i consumatori emerge che il cous cous ha una connotazione positiva in termini di healthiness, quindi di salubrità, genuinità e naturalità, fun, cioè sfizio e divertimento, e convenience, in termini di praticità e semplicità di preparazione – spiega Formisano –. E sono comunque ancora poco conosciuti alcuni vantaggi del cous cous precotto, come la rapidità della preparazione che impiega solo cinque minuti, con un notevole risparmio in termini di consumi energetici e di acqua. La nostra mission è quella di comunicarne tutti i plus per valorizzarlo e aumentare la penetrazione di un cibo meno conosciuto in Italia di quel che si potrebbe supporre».

Bia ha inoltre introdotto un’ampia segmentazione che va dai cous cous integrali e biologici a quelli aromatizzati. «Stanno andando molto bene, in particolare il cous cous senza glutine. E quello derivato da legumi permette di competere sul segmento di mercato delle proteine alternative, in netta crescita», aggiunge il ceo. Dal punto di vista della capacità produttiva Bf e Bia sono pronti: questa infatti ammonta a 54mila tonnellate all’anno contro le 41mila tonnellate attualmente prodotte nei tre stabilimenti di Argenta (Ferrara). «Uno dei quali interamente dedicato al segmento gluten free. Tutto, all’insegna della sostenibilità, nel raggio di tre chilometri».

Fonte: Il Sole 24 Ore