Covid, nell’ultima settimana +42% di casi

«Più che di onda meglio parlare di rialzo o risalita – precisa il virologo – Il virus ormai sappiamo avere una ciclicità ogni 4-6 mesi, senza una stagionalità tipica dei virus influenzali, in pratica una diffusione del sasso nello stagno, con una minor intensità numerica e di gravità in termini di salute pubblica. Detto questo, sempre alla luce di queste varianti immunoevasive, una persona può ricadere nell’infezione dopo 6 mesi dalla malattia o dal vaccino. In questo momento l’attuale vaccino potrebbe essere indicato per i superfragili e i trapiantati, perché le indicazioni per questi gruppi è di una dose dopo 3 mesi. In questo modo a ottobre potranno vaccinarsi con la versione aggiornata del vaccino».

Ricordiamo che le varianti circolanti sono tutte varianti Omicron, quindi sono variazioni sul tema che permettono ancora un’immunità ibrida da parte di chi si è già infettato e vaccinato. «La maggior parte delle persone, salvo gli immunodepressi e gli anziani, riesce a governare meglio la sintomatologia, ma non è detto che avendo già fatto il Covid i sintomi siano più benevoli, dipende anche dalle condizioni personali di ognuno al momento dell’infezione», sottolinea Pregliasco.

Rispetto all’ultimo monitoraggio dell’Iss e del ministero della Salute sui nuovi casi di Covid-19 (4 al 10 luglio 2024), i dati mostrano un aumento del 42% nell’ultima settimana con un numero assoluto di casi pari a 5.503 e 33 decessi. In tutto il 2023 i casi certificati di Covid-19 sono stati più di 5,3 milioni con 10.000 decessi e 82.000 ricoveri ospedalieri. Mentre i dati dell’ultima campagna anti-Covid-19 riportano un tasso di copertura medio a livello nazionale per gli over 60 del 10,2% con valori compresi tra il 19,2% della Toscana e l’1,8% della Sicilia, come ricordato nel recente evento “Politiche di immunizzazione dei soggetti adulti e fragili: dalla promozione della buona salute al contrasto dell’Amr”, realizzato da The European House-Ambrosetti con il contributo non condizionante di Pfizer.

«Nonostante il valore della vaccinazione sia noto, purtroppo, nel nostro Paese stiamo assistendo a una disaffezione importante alle pratiche vaccinali con una riduzione importante delle coperture per molti virus respiratori – ha detto Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). È necessario che il sistema della sanità pubblica, in un lavoro sinergico di tutte le sue componenti, si organizzi per definire al meglio, ciascuno nel proprio ruolo, campagne informative serie, programmi di sensibilizzazione, modelli organizzativi che facilitino l’accesso alle vaccinazioni».

I risultati ottenuti nelle ultime campagne vaccinali antinfluenzale e anti-Covid-19 aprono però una riflessione sull’efficacia degli attuali modelli di organizzazione e gestione delle campagne vaccinali rivolte all’adulto, incluse le attività di comunicazione, in un contesto in cui l’offerta vaccinale verso questi soggetti è destinata ad aumentare.

Fonte: Il Sole 24 Ore