Cresce il valore medio degli investimenti nel commercio moderno

È in crescita il valore medio delle operazioni concluse da venture capital e fondi verso le insegne del commercio moderno. Nei primi sei mesi del 2024 sono stati registrati investimenti per 208 milioni contro i 69 milioni dello stesso periodo del 2023 mentre il numero dei deal chiusi passa a 8 contro i 6 della prima metà del 2023. Nel 2024 sono state annunciate e in larga parte chiuse 14 operazioni finanziarie e altre due operazioni sono state portate a termine dopo il 30 giugno 2024. I deal principali includono Tod’s, Vhernier, Elisabetta Franchi, Trussardi nel fashion, La Piadineria, Fra Diavolo, Temakinho nella ristorazione, Acqua & Sapone, Veralab, Kiko e Dr. Vranjes nella cosmetica / beauty, Animalia e Arcaplanet nel petfood / petcare. Altre 4 operazioni sono state annunciate da parte di investitori strategici come Richemont, Miroglio, L’Occitane, Fressnapf. È quanto emerge dalla ricerca «Retail e finanza, i trend del mercato M&A» di PwC per Confimprese che evidenza come ci sia ulteriore spazio per operazioni di aggregazioni nei segmenti personal care, cosmetica, pet food, pet care e una ripartenza selettiva nel comparto ristorazione con preferenza per i modelli di fast dining. Un dinamismo tutto sommato discreto osservando il trend delle operazioni degli ultimi anni: nel 2022, secondo le rilevazioni Aifi-PwC furono investiti ben 859 milioni in 31 e nel 2021 altri 557 milioni usati per 45 deal. Le operazioni di private equity e venture capital sono in diminuzione rispetto ai precedenti 4 anni. «Il calo delle operazioni di provate equity e venture capital nel retail è legato alla crisi geopolitica internazionale degli ultimi due anni che ha creato un clima di maggiore cautela e selettività da parte degli investitori finanziari – commenta Mario Resca, presidente Confimprese –. Le aziende retail moderne e capaci di combinare strategie multicanale e di interpretare i dati raccolti dai consumatori per offrire prodotti e servizi rispondenti alle loro necessità, sono imprese importanti e potenzialmente interessanti anche per gli investitori finanziari, ma sono anche esposte all’evoluzione dei consumi e alle variazioni del potere di acquisto dei consumatori e qualcuno può percepirle più vulnerabili in momenti di contrazione del potere di acquisto o particolarmente forti in cicli espansivi. Le imprese retail in crescita hanno bisogno di finanziare il proprio sviluppo con impegno di capitale circolante spesso non indifferente e di risorse finanziarie di lungo termine a supporto di progetti espansivi impegnativi. Dunque, per sostenere piani di sviluppo importanti l’apertura del capitale ad investitori finanziari diventa indispensabile».

La ricerca evidenzia come nel fashion ci si attenda un aumento di operazioni di ristrutturazione finanziaria sia per razionalizzare la presenza dei punti vendita fisici sia per ottimizzare ed efficientare il canale online ed ulteriori operazioni su brand. Maggiore cautela nel comparto arredamento che ha visto un forte rallentamento dopo un periodo di crescita significativa nel periodo Covid e post Covid, stimolato da bonus e incentivi.

Un nodo è la capacità del sistema Paese di attrarre investimenti esteri. Nel 2023 c’è stato un calo del 40% a soli 18 miliardi la metà della Spagna. È altrettanto importante, si legge nel report, promuovere l’aggregazione commerciale delle piccole-medie imprese per la creazione di economie di scala in grado di affrontare la competizione mondiale e promuovere l’innovazione. Ad oggi in Italia il settore del retail risulta ancora molto frammentato: il tasso di presenza delle catene nel mercato italiano è circa un terzo della media europea. «I fondi di private equity interessati al retail – spiega Emanuela Pettenò, consumer & markets deals leader PwC Italia – guarderanno soprattutto ad asset e a modelli di business resilienti, con forte potenziale di crescita organica e inorganica sul mercato nazionale, esportabilità, capex ridotti per le nuove aperture, limitata esposizione al ciclo economico. Gli operatori industriali guarderanno con interesse situazioni in turnaround o tensione finanziaria e coglieranno l’occasione di parziali dismissioni per focalizzarsi sul core business». All’interno del perimetro degli associati Confimprese sono 16 le catene partecipate da fondi con un fatturato intorno ai 2,4 miliardi. La ristorazione è predominante con 8 aziende partecipate, seguono abbigliamento-accessori con 4, altro retail con 4. Nella ristorazione sono MiScusi, Rossopomodoro, Cigierre, La Piadineria, Cioccolati Italiani, My Chef, Dispensa Emilia, Forno D’Asolo. Nell’abbigliamento-accessori Ovs, Conbipel, Pittarosso e Velasca e nell’altro retail Neo Apotek, Vision Group, Gruppo Landoll, Facile.it.

Fonte: Il Sole 24 Ore