Criptovalute, in Italia +64% in un anno: ecco regole, consigli e rischi

Criptovalute, in Italia +64% in un anno: ecco regole, consigli e rischi

Non sono valute, come l’euro, il dollaro americano o lo yuan giapponese, perché non sono emesse né regolate da un’autorità centrale riconosciuta: quindi, non hanno corso legale. Né sono uno strumento di pagamento perché nessuno può essere obbligato ad accettarle nelle transazioni commerciali. Cosa sono, dunque, le criptovalute, i criptoasset e le cripto-attività? Sono una particolare forma di investimento: una alternativa, però, non regolamentata a fondo e, pertanto, soggetta a rischi rilevanti. La Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) ha predisposto una “Guida alle criptovalute”, realizzata nell’ambito del Mese dell’educazione finanziaria, in cui sono state raccolte anche le indicazioni della Banca d’Italia e della Consob: come suggeriscono le autorità di vigilanza, occorre prestare molta attenzione prima di scegliere se e come investire in questo settore.

Una rete informatica decentralizzata

Esistono rischi di natura operativa, che riguardano strettamente la protezione e la sicurezza informatica: gli emittenti e le società che gestiscono cripto-attività sono stati più volte oggetto di cyber attacchi: un vero e proprio boom, quello delle truffe informatiche, che ha portato gli utenti, in alcune circostanze, alla perdita totale dei loro portafogli in criptovalute. I Bitcoin e le altre criptovalute nascono e si scambiano solo in forma digitale, tant’è che non esistono in forma cartacea. E attenzione: in caso di truffa, fallimento o cessazione di attività da parte delle piattaforme che le gestiscono gli utenti non possono contare su una efficace tutela legale e contrattuale, dunque, c’è il rischio di subire rilevanti perdite economiche. Se si decide di investire i propri risparmi in questo tipo di attività, bisogna tenere presente, anzitutto, l’estrema volatilità che le caratterizza. Non hanno alcun collegamento con istituzioni e governi centrali: pertanto, possono essere create da chiunque, in qualsiasi momento, in ogni parte del mondo. Le operazioni in cripto-attività avvengono su una rete informatica decentralizzata.

Il mercato globale di criptovalute

Vale 3mila miliardi di dollari il mercato globale di criptovalute: il dato è aggiornato a metà novembre e risulta in crescita del 79,2% rispetto al mese di gennaio 2024, quando il “giro d’affari” complessivo di Bitcoin, Ethereum e altre “cripto” si era attestato a circa 1.680 miliardi di dollari. In termini percentuali, il mercato in cripto-attività più importante risulta saldamente quello degli Stati Uniti, con il 16,58% di quota di mercato a fine settembre 2024, seguito dall’India, con il 9,44%, e dal Brasile con l’8,10%. Tra le diverse migliaia di criptoattività, cioè la quota di mercato relativamente più alta spetta di gran lunga ai Bitcoin, che nel tempo hanno raggiunto il 60%, seguiti da Ethereum al 13% circa. Quanto al valore complessivo, vale la pena sottolineare che, rispetto ai mercati finanziari “tradizionali” e regolamentati, si tratta di volumi marginali: la capitalizzazione complessiva dei titoli quotati nelle piazze finanziare, a livello globale, si è attestata, al mese di novembre, a quota 112mila miliardi di dollari.

L’Italia

In Italia, il mercato vale 2,22 miliardi di euro e sono 1,35 milioni gli italiani che hanno “investito” in criptovalute, con una media di 1.600 euro. Il dato si riferisce a giugno scorso ed è in crescita di 870 milioni (+64%), rispetto agli 1,35 miliardi di giugno 2023. L’andamento nei 12 mesi però ha visto susseguirsi forti aumenti a brusche frenate nelle quotazioni e vistose oscillazioni. In effetti, il controvalore in euro del saldo complessivo delle valute virtuali è passato da 1,35 miliardi di fine giugno 2023, a 917 milioni di euro a settembre dello stesso anno, per risalire successivamente a quasi 1,5 miliardi a dicembre, per poi schizzare nel primo trimestre 2024 sfiorando i 2,9 miliardi (+ 92% in soli tre mesi) e ripiegare a 2,2 miliardi a giugno 2024, facendo segnare una contrazione del 22,4% in soli tre mesi. Quanto alle caratteristiche del mercato italiano delle criptoattività, oltre il 99% dei detentori è rappresentato da persone fisiche. Tra queste, i Millennial sono i più numerosi (37%), ma detengono importi pari al 39% circa del controvalore complessivo, mentre i possessori tra 40 e 60 anni, pur rappresentando il 28% del totale, posseggono il 49% del totale “investito”. Nei primi sei mesi del 2024, inoltre, sono state eseguite operazioni di conversione da valute legali (come l’euro), a valute virtuali, per un controvalore di quasi 2,8 miliardi, con una media di 9 operazioni per cliente e un importo medio di poco più di 260 euro. Viceversa, le operazioni di conversione di moneta virtuale in moneta legale registrate sono state pari a 2,9 miliardi circa, circa 10 per cliente e un controvalore medio di 266 euro. I Millennial risultano i più attivi anche nelle operazioni di trasferimento in entrata e in uscita dai prestatori di servizi in cripto attività: a loro è riconducibile circa il 74% delle operazioni complessive. Tali dati, però, non sono esaustivi del mercato in cripto-attività in Italia: solo una parte dei portafogli e delle transazioni in criptovalute avviene attraverso prestatori di servizi regolarmente registrati in Italia: vuol dire che una quota di investimenti degli italiani in bitcoin o altri strumenti non rientra nei monitoraggi e nelle statistiche ufficiali.

I rischi connessi

Le autorità di vigilanza nazionali, come Banca d’Italia e Consob (la Commissione nazionale per le società e la Borsa), così come le autorità di vigilanza europee, sono intervenute più volte per aiutare a identificare meglio quali rischi si nascondono dietro un mondo assai complesso e ancora poco conosciuto. Oltre a ribadire che solo raramente si adattano a essere utilizzate come strumenti di pagamento affidabili ed efficaci, le autorità sottolineano anche i rischi specifici che le caratterizzano come strumenti di investimento. Se si decide di investire i propri risparmi in questo tipo di attività, bisogna tenere presente, anzitutto, l’estrema volatilità che le caratterizza. Chi acquista oggi 100 euro in criptovalute deve essere consapevole del fatto che quei 100 euro possono variare, significativamente, in rialzo, ma anche in ribasso, fino ad azzerarsi del tutto, anche nell’arco di una sola giornata. Quello delle cripto-attività è, poi, ancora un ambito parzialmente regolamentato. È difficile, del resto, per le autorità, disciplinare un fenomeno di carattere globale. Inoltre, come già accennato, le criptovalute non sono emesse né controllate direttamente da istituzioni pubbliche, ma da soggetti privati. Ciò significa che, in caso di truffa, fallimento o cessazione di attività da parte delle piattaforme che gestiscono le cripto-attività gli utenti non possono contare su una efficace tutela legale e contrattuale, con rischio di subire rilevanti perdite economiche. Altro aspetto da non sottovalutare, l’eccessiva complessità, accompagnata spesso da scarsa trasparenza, di alcuni prodotti e servizi collegati alle cripto-attività, che possono nascondere meccanismi interni che accentuano le possibili fluttuazioni di valore e le possibili perdite. Esistono infine rischi di natura operativa, che riguardano strettamente la protezione e sicurezza informatica: gli emittenti e le società che gestiscono cripto-attività sono stati più volte oggetto di cyber attacchi che hanno portato gli utenti, in alcune circostanze, alla perdita definitiva dei loro portafogli in criptovalute. Lo stesso può succedere se si perdono le chiavi di accesso private, senza le quali non si può più accedere al proprio portafoglio di cripto-attività.

Fonte: Il Sole 24 Ore