Crisi climatica, le conseguenze giuridiche della sentenza Cedu sulle “Anziane per il clima”
La decisione della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo nel caso “Anziane per il clima e altri contro Svizzera” dello scorso 9 aprile ha generato un notevole interesse mediatico, decisamente superiore a quello tipicamente riservato alle sentenze dell’organo di Strasburgo incaricato di sorvegliare l’applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa per i diritti umani (Cedu). Un’ associazione non profit impegnata nella lotta al cambiamento climatico che conta poco più di duemila iscritte, la cui età media è di settantatré anni, riesce nell’impresa di far condannare un Governo per la sua insufficiente azione per il clima (peraltro nella stessa giornata in cui due ricorsi analoghi quello di un gruppo di giovani portoghesi nei confronti di 32 Stati membri della UE e quello dell’ex sindaco del comune Grande-Synthe contro la Francia venivano respinti).
Anche una lettura distratta della notizia è capace di trasmettere immediatamente il sapore di una rivoluzione gentile ma inarrestabile per l’ambiente, i diritti umani e la partecipazione popolare, che travalica pregiudizi di genere e di età.
Le tre novità giuridiche
Le novità, sul piano giuridico, sono essenzialmente tre.
1) La Corte di Strasburgo, per la prima volta nella sua storia e in quella di altre corti internazionali, ha condannato un Governo per la sua inazione nei confronti dei cambiamenti climatici, affermando l’obbligo di intraprendere misure per la riduzione sostanziale e progressiva dei propri livelli di emissioni di gas serra, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità netta, in linea di principio, nei prossimi tre decenni, come previsto dagli Accordi di Parigi.
2) I giudici della Corte hanno affermato che l’articolo 8 della Cedu, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare, comprende anche la protezione contro gli effetti negativi del cambiamento climatico, riconoscendo così – indirettamente, ma non troppo e dopo un lungo percorso di stop and go – il diritto umano a un’ambiente sano anche nell’alveo della Convenzione stessa.
Fonte: Il Sole 24 Ore