Crisi in Libano, Italia in pressing: «Rispettare la risoluzione Onu». Ecco che cosa prevede

Crisi in Libano, Italia in pressing: «Rispettare la risoluzione Onu». Ecco che cosa prevede

La tensione in Medio Oriente continua a salire. Lo scontro tra Israele e Hezbollah libanesi, alleati dell’Iran e di Hamas, dopo il drammatico attacco missilistico sulle Alture del Golan contro la cittadina druso-israeliana di Majdal Shams rischia di degenerare nell’ennesimo teatro di guerra. Israele appare sempre più determinato ad attaccare, come ritorsione all’uccisione di 12 bambini e adolescenti.

In questo contesto, il governo italiano non nasconde la preoccupazione per i 1.200 militari italiani dispiegati in Libano. «Ci sono preoccupazioni per un’evoluzione del conflitto anche a Nord – ha confidato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervistato dal Tg1 – anche se abbiamo avuto garanzie da entrambe le parti che i contingenti Unifil non dovrebbero essere toccati ma, come si sa, ci sono cose imprevedibili e noi dobbiamo prevedere anche queste cose».

In generale, Crosetto ha espresso «profonda preoccupazione» per la sicurezza del contingente nazionale che partecipa alla missione Unifil a presidio dei 120 km della Blue Line, la linea “cuscinetto” tra Libano e Israele. Il responsabile della Difesa ha chiesto all’Onu di cambiare le regole di ingaggio e ridefinire la strategia della missione, mettendo in evidenza un elemento: «La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza – ha affermato -. È l’unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano. La risoluzione prevede una fascia tra la Linea blu ed il Fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle Forze armate Libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla». Sulla stessa linea di Crosetto, il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani. «Il rispetto della risoluzione Onu 1701 è cruciale», ha ricordato.

Che cosa prevede la risoluzione Onu 1701

Insomma, per l’Italia se non tutto, molto ruota intorno alla risoluzione 1701. È stata approvata, all’unanimità, l’11 agosto del 2006 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dopo che il mese precedente, a seguito di una offensiva missilistica di Hezbollah in territorio israeliano e dell’uccisione di alcuni soldati israeliani e la cattura di altri, si era aperta una nuova fase del conflitto, durata 34 giorni, durante la quale Israele aveva lanciato un’offensiva in territorio libanese e aveva imposto il blocco aeronavale sul Paese, mentre Hezbollah aveva risposto con una intensa attività di guerriglia e con il lancio di razzi che avevano raggiunto anche città ritenute sicure come Nazareth, Haifa e Tiberiade. Le forze militari libanesi, in quell’occasione, non intervennero nel conflitto.

La risoluzione del 2006 invitava alla completa cessazione delle ostilità (sia degli attacchi di Hezbollah che delle operazioni militari di Israele) e rafforzava il contingente di Unifil (da 2.000 a 13.000 unità) affidandogli una azione “cuscinetto” nel Libano meridionale, da svolgere congiuntamente alla forze libanesi, per prevenire la ripresa delle ostilità.

Fonte: Il Sole 24 Ore