CsC: a dicembre economia italiana in rallentamento e industria in crisi. Non basta la discesa dei tassi
Economia italiana in rallentamento e industria in crisi. È la fotografia dell’Italia come emerge dall’analisi del Centro studi di Confindustria con la nota Congiuntura Flash, che pone una domanda: stagnazione o ripartenza? Resta una «elevata incertezza» sul pil italiano nel 4°trimestre, dopo lo stop nel 3°trimestre. Da un lato la fiducia è bassa, l’industria è in crisi, l’export debole, l’Eurozona fiacca. Dall’altro, ci sono fattori che spingono al rialzo: il trend di crescita di turismo e servizi, il proseguimento del calo di tassi, l’inflazione ridotta, l’attuazione del Pnrr. I fattori congiunturali, dice il Csc, spingono al rialzo, ma frenano alcuni ostacoli strutturali.
I tassi scendono, ma non basta, dice il Csc, sottolineando che questa settimana i mercati attendono da Bce (3,25) e Fed (4,75) ulteriori tagli. Ma lo spread sale in Francia per l’instabilità politica, mentre in Italia si restringe. L’inflazione è meno bassa: in Italia è risalita a +1,4% annuo, più vicina alla misura core, +1,9%, dato che i prezzi dell’energia si riducono di meno (-5,5%). Traiettoria simile anche nell’Eurozona, ma sui valori sopra la soglia Bce: totale +2,3%, poco sotto la core, +2,7%, a causa del calo degli energetici quasi finito, -1,9 per cento.
L’industria è in crisi: in ottobre la produzione è rimasta invariata, ma continua a registrare un forte calo tendenziale, -3,6 per centro. E’profondo per auto, -34,5%, articoli in pelle, -17,2%, raffinati petroliferi, -15,8 per cento. A ottobre l’RTT ha indicato a ottobre un rimbalzo positivo, a novembre la fiducia delle imprese industriali ha interrotto il calo, ma il PMI manifatturiero è sceso ancora, da 44,5 da 46,9.
Gli investimenti sono in calo: secondo l’indice Iesi che riguarda tutti i comparti produttivi, la fiducia continua a scendere e la domanda, misurata dagli ordini di beni, è rimasta bassa, pur recuperando dai minimi di ottobre, -22 il saldo. Ciò anticipa investimenti deboli anche nel quarto trimestre (-1,2% nel terzo).
A trainare sono i servizi, spinti dal turismo, in particolare degli stranieri che continua l’espansione (+6,9% annuo la spesa a settembre). Sono discordanti le indicazioni per il quarto: in ottobre l’indice RTT sui fatturati indica un rimbalzo positivo, ma a novembre il PMI è sceso da 52,4 a 49,2 e la fiducia delle imprese è stata erosa a ottobre e novembre. Al turismo a i suoi «nuovi record di crescita in Italia» il Csc ha dedicato un focus: la spesa turistica totale nel paese, di italiani e stranieri, è un aumento a 110 miliardi di euro nel 2024, da 108 nel 2023. Nel 2024 l’incremento viene solo dagli stranieri, gli italiani per numerosità valgono nel 2024 solo il 47% del totale, erano 51% nel 2019. Il turismo è cruciale: ogni 100 miliardi di spesa se ne generano 255 in termini di pil, anche nella manifattura che agisce da indotto. Secondo l’Istat il peso diretto e indiretto del turismo arriva a 11% del valore aggiunto nazionale e al 12% degli occupati. Le prospettive sono buone: l’indice di fiducia del turismo delle nazioni Unite mostra aspettative positive per il quarto trimestre del 2024, anche se al di sotto delle prospettive di maggio-agosto.
Fonte: Il Sole 24 Ore