Cybersicurezza, l’80% degli italiani preoccupato per furto di informazioni
Quattro italiani su cinque temono di perdere online le proprie informazioni personali a partire dal furto d’identità. Nonostante ciò il 40% degli internauti non si preoccupa del rischio di cyberattacchi. È quanto emerge dal primo Rapporto Censis-DeepCyber sulla Cybersicurezza in Italia «Il valore della Cybersecurity. Perché serve la sicurezza informatica per la buona rivoluzione digitale». Il ventaglio delle attività rischiose è quanto mai eterogeneo e si spazia dalla navigazione web con consultazione di siti (57,8%), all’utilizzo di account social, da Facebook ad Instagram (54,6%), gli acquisti di prodotti online (53,7%), le operazioni di home banking, come effettuare bonifici, verificare il proprio conto corrente, ecc. (46,6%), le prenotazioni di viaggi e hotel (41,5%), l’utilizzo di app per incontri, relazioni, come ad esempio Tinder (41%), quello di programmi di messaggistica istantanea, come WhatsApp (40,2%), il pagamento online di bollettini (38,4%), la partecipazione a webinar o incontri online (38,3%), l’accesso a servizi digitali della pubblica amministrazione, ad esempio, tramite Spid (30,8%). Cyber-paure che condizionano il rapporto con il digitale e che rischiano di sovrapporsi alle paure fisiche, materiali, amplificando all’estremo l’incertezza sociale. «Siamo sicuri? Non siamo sicuri premesso che il rischio zero non esiste. È vero che dobbiamo percorrere un tratto significativo di strada ma lo stiamo facendo. La cybersecurity poggia su quattro pilastri che sono l’Agenzia nazionale per la cybersecurity, la cyber investigation, la cyber intelligence e la cyber defence – avverte Franco Gabrielli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Intelligence intervenendo alla presentazione del Rapporto -. Questo è il mondo che dobbiamo mettere insieme per costruire questa prospettiva. Serve la consapevolezza che ci consente di approcciare il rischio e o di evitarlo o di attenuarne gli effetti negativi. Credo che dobbiamo essere preoccupati nel senso che ce ne dobbiamo occupare». A livello di Sistema Paese Adolfo Urso, presidente del Copasir, ritiene che «dobbiamo puntare a un’autonomia strategica, nella sicurezza cibernetica e in quella energetica. Sono questi i due presupposti su cui difendere le nostre libertà. In questi due ambiti l’Italia si può ritagliare un ruolo importante nel mondo» e ricorda che la Russia è il Paese più attrezzato nella guerra cibernetica. «Dobbiamo essere tutti consapevoli che tecnologia e globalizzazione sono diventati strumenti in forza di regimi autoritari come Russia e Cina che li utilizzano per piegare e sottomettere le democrazie occidentali – continua . La tecnologia in questi casi è applicata al controllo del dissenso e dell’opinione. Possiamo reggere la sfida, forti dei nostri valori come società aperta. Serve sempre trovare un equilibrio tra sicurezza e libertà, come successo durante la pandemia».
Fonte: Il Sole 24 Ore