Da FdI proposta di legge per abbassare l’Iva sull’arte

La delega per la riforma fiscale (L. 111/2023) demanda al Governo di ridurre l’aliquota dell’Iva all’importazione di opere d’arte, recependo la direttiva (UE) 2022/542 del Consiglio, del 5 aprile 2022, ed estendendo l’aliquota ridotta anche alle cessioni di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione.

Il decreto legislativo che dovrebbe emanare il Governo passerebbe in Parlamento per recepire i pareri delle Commissioni competenti in materia.

La proposta è un pressing alla delega fiscale

La Proposta di Legge di iniziativa parlamentare dei deputati Alessandro Amorese e Saverio Congedo, entrambi di FdI, fa pressione sul Governo perché non ha ancora legiferato in materia nonostante la delega sia stata già approvata da un anno. La proposta di legge di iniziativa di FdI farebbe un esame lungo e completo in Parlamento con la possibilità di essere modificato con emendamenti. Mentre con le delega i tempi sarebbe più veloci e dovrebbero rientrare entro il 31 dicembre 2024. La bozza ha come finalità il rilancio economico del settore dell’arte e dell’antiquariato, attraverso la riduzione dell’aliquota Iva su oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione. L’articolo 2 infatti prevede modifiche alla disciplina dell’aliquota Iva al 5% sugli oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione importati e agli oggetti d’arte elencati alla lettera a) della Tabella del DL 41/1995 ceduti dagli autori, dai loro eredi o legatari. infine, sul fronte della copertura finanziaria agli oneri derivanti dalle disposizioni della legge, valutati in 35 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, si provvede mediante fondi iscritti presso il Ministro dell’economia e delle finanze.

Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia nella commissione Cultura della Camera. è intervenuto qualche giorno fa in Commissione dichiarando: “Il legame della tassazione con l’arte ha una grande rilevanza sotto diversi punti di vista e per varie categorie che operano nel settore, tra cui collezionisti, galleristi, musei, consulenti ed artisti. Ecco perché Fratelli d’Italia, consapevole dell’importanza culturale ma anche economica dell’intera filiera, sta continuando un attento lavoro di studio ed analisi, che porterà ad una serie di proposte che mirano a rendere la nostra nazione competitiva anche in questo particolare ambito. Abbiamo intenzione, tra le altre cose, di lavorare per rivedere la disciplina fiscale sulla tassazione delle compravendite di opere d’arte, su cui si potrebbe intervenire per esempio riducendo la relativa imposta di valore aggiunto. Misura questa che potrebbe incidere favorevolmente, andando a riequilibrare il mercato italiano del settore, al momento penalizzato rispetto alla concorrenza estera: attualmente, infatti, il mercato dell’arte contemporanea sta spostando i suoi centri di interesse verso quei Paesi che hanno già attivato sgravi fiscali per il comparto (Francia e Germania in primis), con grave penalizzazione per la cultura e la creatività italiana contemporanea, che rischiano di vedersi marginalizzate all’interno del mercato globale dell’arte. L’Italia ha un patrimonio culturale enorme: ci impegneremo al massimo per valorizzarlo in ogni suo aspetto”. Lo dichiara il deputato Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia nella commissione Cultura della Camera.

Per la Cassazione quando il collezionista diventa uno speculatore occasionale

Peccato che sul fronte del diritto ancora non si trovi una linea unitaria nel definire un comportamento speculativo da parte del collezionista privato. Qualche giorno la Corte di Cassazione ha stabilito che per un quadro di Monet acquistato per 1,5 milioni di euro nel 2006 e rivenduto dopo sette anni a 6, 5 milioni si devono pagare le tasse. L’alta corte ha rigettato il ricorso contro l’Agenzia delle Entrate presentato da Ilaria Bastoni, la figlia di Osvaldo (ex manager della Marangoni Pneumatici scomparso a 86 anni nel 2020). Per quell’affare, la stessa procura aveva portato a processo il collezionista d’arte con l’accusa di evasione fiscale. Dal punto di vista penale, però, la questione si è chiusa con l’estinzione del reato, proprio perché l’imputato è venuto a mancare. E, a dire il vero, anche la commissione tributaria provinciale non aveva ravvisato illeciti. Di avviso opposto, nel 2022, è stata invece la commissione regionale, l’appello fiscale ha invece inquadrato l’attività in campo artistico dell’ex manager come «commerciale non abituale» e, in particolare, come «speculazione occasionale» e quindi generatrice di redditi diversi e dunque tassabili. La figlia, ed erede del collezionista di Rovereto, ha impugnato la decisione in Cassazione che, però, ha rigettato il ricorso. A nulla è valsa la tesi della difesa che ha insistito negli anni sullo status di collezionista e di non commerciante d’arte di Osvaldo Bastoni, un distinguo non certo da poco visto che, nel primo caso, rientra nella collezione privata e dunque senza fini di lucro.

Fonte: Il Sole 24 Ore