Da Gemini a Grok-3: che cos’è Deep Research, la funzione di ricerca profonda con l’Ai

Da Gemini a Grok-3: che cos’è Deep Research, la funzione di ricerca profonda con l’Ai

Immaginate un assistente che naviga autonomamente sul web, analizza fonti multiple e produce sintesi dettagliate. Le funzioni di “ricerca profonda” sono una delle novità più deflagranti dell’Ai gen perché dimostrano il vero cambia di passo dall’era dei motori di ricerca a quella dell’intelligenza artificiale generativa. Il primo servizio di questo tipo lo ha lanciato Google a gennaio con Gemini. Si tratta di uno strumento di intelligenza artificiale avanzato che, per rispondere a domande complesse, esplora il web per conto tuo e ti fornisce come risultato un report.

Perché è davvero una novità

Deep Research è interessante per due ragioni. La prima è che rappresenta una dimostrazione di forza della supremazia di Google nel campo dei motori di ricerca potenziati con l’AI. La seconda è che costituisce un primo esempio di ciò che gli AI Agent possono fare. Nel giro di pochissime settimane sono arrivati anche i concorrenti. ChatGpt, Perplexity e nei giorni si è aggiunto anche Grok di Elon Musk. Ci sono delle differenze: il tool di Sam Altman è attualmente disponibile solo negli Usa e per gli utenti Pro (200 dollari al mese), in base alle prime recensioni appare più lento di quello di Google (l’elaborazione può arrivare superare la mezz’ora) e analizza meno fonti anche se la qualità nella scrittura sembra più alta. Nel caso di Gemini, lo scopo è appunto cercare su internet, riassumere e scrivere report. Sostanzialmente, Gemini affina continuamente la sua analisi, avviando una nuova ricerca sulla base di ciò che ha appreso. Si tratta quindi di operazioni sequenziali che, per certi versi, possiamo considerare autonome in quanto determinate dall’algoritmo. Una volta completato il processo, genera un report completo delle scoperte chiave, che puoi esportare in un Google Doc. Per questa attività, Deep Research si prende tutto il suo tempo. Per provarlo, gli abbiamo chiesto di scriverci uno studio sui trend scientifici del 2025: ci ha impiegato circa un quarto d’ora per rispondere, consultando quarantotto siti. Perplexity non ha specificato su che modello si basa la nuova funzionalità. La società sostiene di eseguire decine di ricerche, leggere centinaia di fonti e analizzare il materiale per fornire autonomamente un rapporto completo. Tutti per ora non sono esenti da allucinazioni.

Giudizio

Non si entra mai troppo nel merito, almeno questa è l’impressione di chi scrive. Non c’è un’intenzione di delineare uno scenario, ma l’urgenza di riassumere cose che sono state scritte. Il tono è sempre un po’ da professorino che ti dice dove guardare e come lavorare. Ed è questo l’aspetto più interessante. Lo strumento Deep Research, da questo punto di vista, è davvero utile come bussola. Se sei esperto della materia o lavori nel campo, non ti dice nulla di veramente nuovo, ma ti aiuta ad allargare lo spettro di indagine. Diciamo che è l’assistente ideale del ricercatore.

Fonte: Il Sole 24 Ore