Da Meloni a Bolloré, la libertà di stampa (a rischio) in Europa
La Francia e l’impero industrial-politico di Bolloré
Lo scenario cambia ancora in Francia, dove l’insidia nasce da fattori più “economici”: la concentrazione dei media nelle mani di gruppi industriali, a propria volta impegnati nello sviluppo di progetti politici che trascendono la difesa dei propri interessi.
Vincent Bolloré, a capo del gruppo che porta il suo nome (sport, comunicazione, trasporti), ha iniziato a investire nei media, in particolare con i canali del gruppo Canal+ (C8, Canal+, CNews, CStar), nell’editoria (Editis, che si stima detenga oltre il 70% del mercato dei libri di testo), nella radio (Europe 1 e RFM) e nella stampa, con Télé-Loisirs, Geo, Gala, Voici, Femme actuelle, Capital, Paris Match e Le Journal du dimanche.
I giornali, le radio e le televisioni di questo gruppo si caratterizzano per la selezione di opinionisti, giornalisti e ospiti che appartengono all’universo culturale del mondo ultraconservatore e della destra radicale. Il suo patrimonio è stimato in circa 10 miliardi di euro. Diverse inchieste e analisi spiegano in modo inequivocabile come i media di Vincent Bolloré lavorino per una grande alleanza dei partiti della destra francese.
Ad esempio Eric Ciotti (leader del partito conservatore di destra Les Républicains, LR), dopo lo scioglimento dell’Assemblea da parte di Macron, si è incontrato con Bolloré per discutere la strategia elettorale del suo partito. Ciotti si è poi alleato con la RN (cosa che non tutti i membri del suo partito approvano).
L’agenda politica di Bolloré, mai nascosta né negata, mira a costruire una grande destra ultraconservatrice.
Fonte: Il Sole 24 Ore