Da Thales Alenia Space a D-Orbit, la corsa allo spazio parla anche italiano

L’Italia in campo spaziale ha una tradizione che risale al 1964, quando il satellite San Marco ci portò ad essere il terzo Paese che andava in orbita, dopo Urss e Usa. Oggi va bene, abbiamo praticamente tutta la filiera spaziale, dal lancio alla costruzione di satelliti alla comunicazione con Telespazio, che per inciso all’epoca ci fece vedere in diretta proprio il primo sbarco sulla Luna.

Record di finanziamenti

Il finanziamento oggi è al massimo storico: fra fondi nazionali, europei e Pnrr ci sono 7,3 miliardi fino al 2026, siamo al quinto posto al mondo come rapporto fra finanziamenti e Pil. Il recente disegno di legge presentato dal Governo mette poi ordine nel campo, con regole per l’accesso allo spazio, registro e, importante, una riserva nei lavori da destinare alle Pmi del settore, per aiutarle a crescere.

Dalla Luna a Marte

Nella nuova corsa alla Luna è al lavoro Thales Alenia Space, joint venture fra la francese Thales e l’italiana Leonardo, forte anche dell’esperienza sviluppata costruendo la metà della superfice abitabile della Stazione spaziale Internazionale, Iss, che oggi riversa nella collaborazione con Axiom, l’impresa privata che sta costruendo la stazione che prenderà il posto della Iss. Thales Alenia Space costruisce oggi parti importanti della Stazione spaziale che andrà attorno alla Luna, come punto di arrivo e ripartenza di astronauti e materiali, e, soprattutto, costruisce la prima abitazione lunare, un gioiello di ingegneria astronautica, quasi un bivacco perfettamente organizzato di pochi metri che potrà riparare dai terribili raggi cosmici i primi umani al lavoro sul nostro satellite naturale.

«La Luna, comunque, la vediamo nella prospettiva anche di Nasa come primo step per un futuro balzo su Marte», dice Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space, che dimostra ottimismo anche per la missione del robot Exomars sul pianeta rosso e per la gara europea di prossima aggiudicazione per la costruzione del lander lunare cui il vecchio continente aspira.

I taxi spaziali

Dall’Italia agli Usa è andata in queste settimane D-Orbit, azienda di Fino Mornasco, Como, cresciuta molto negli ultimi anni attorno al concetto, che ha praticamente inventato, di logistica spaziale. ION, una sorta di contenitore – autobus per satelliti di piccole e medie dimensioni è il pezzo forte di D-Orbit, una volta lanciato è capace di rilasciare i satelliti anche uno per volta muovendosi nelle differenti orbite loro prescritte, con grande precisione e ovvio risparmio rispetto al sistema tradizionale di rilasciare assieme tutti i satelliti di una costellazione e poi farli muovere singolarmente per raggiungere l’orbita corretta. La costellazione Starlink, per esempio, fa in questo modo, rilasciando treni di decine di satelliti tutti assieme.

Fonte: Il Sole 24 Ore