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Da Trump il budget delle promesse: meno tasse per 4.500 miliardi in dieci anni
Il Big and Beautiful Bill chiesto da Donald Trump per trasformare in una «grande e bellissima» legge la sua agenda politica ha passato il primo test al Congresso: la risoluzione sul budget degli Stati Uniti è stata approvata dalla Camera, scavalcando gli ostacoli creati dalla fragile maggioranza repubblicana e dall’opposizione democratica. I numeri sono sicuramente grandi: sgravi fiscali da 4.500 miliardi in dieci anni, volti a rinnovare e ampliare riduzioni delle imposte in scadenza quest’anno e decise nel 2017 sotto l’iniziale presidenza Trump. Saranno accompagnati da ingenti tagli di spesa, per duemila miliardi. Sono inoltre prescritti nuovi stanziamenti da 300 miliardi per sicurezza dei confini e difesa e un innalzamento di 4mila miliardi del tetto sul debito federale.
Il clima sui piani di Trump è sempre più avvelenato anche dal controverso e oscuro ruolo di Elon Musk nel generare risparmi scuotendo la pubblica amministrazione, con licenziamenti di massa e cancellazione di programmi spesso tra errori e confusione: Musk, che ha un incarico informale, ha ieri tenuto banco con Trump durante la prima riunione del consiglio dei ministri.
Il presidente ha dato piena fiducia, a lui e alla sua campagna per l’efficienza governativa. Dobbiamo «agire rapidamente» per ridurre il deficit per evitare la bancarotta, ha detto Musk. «Non è un optional, ma una cosa essenziale, questa è la ragione per cui sono qui e sto prendendo un sacco di critiche e minacce di morte, ma se non facciamo questo l’America andrà in bancarotta», ha aggiunto il miliardario.
Le controversie montanti non hanno fermato l’iniziale via libera al budget. Il voto sulla risoluzione, 60 pagine di linee guida che andranno riempite di provvedimenti dalle commissioni parlamentari, è stato incerto fino all’ultimo: il successo alla fine ha arriso a Trump e allo speaker della Camera Mike Johnson con 217 consensi contro 215 e la defezione di un solo repubblicano.
Per strapparlo sono stati necessari rinvii e interventi diretti del presidente su deputati titubanti del proprio partito, anzitutto falchi fiscali preoccupati da continue esplosioni del debito, oggi 36mila miliardi, come anche moderati spaventati dai tagli. Le sforbiciate alla spesa appaiono allo stesso tempo draconiane per il welfare quanto insufficienti a pagare per gli sgravi, con parte della copertura affidata a ottimistiche previsioni di crescita. Trump ipotizza anche entrate dalla guerra dei dazi.
Fonte: Il Sole 24 Ore