Dalla protezione dei gasdotti all’esplorazione dei fondali marini: ecco l’ultima frontiera dei robot subacquei

Dalla protezione dei gasdotti all’esplorazione dei fondali marini: ecco l’ultima frontiera dei robot subacquei

L’esplorazione del mondo subacqueo è il prossimo confine da superare cui sta guardando l’umanità, sia per scopi scientifici che di difesa. E la robotica marina sarà al centro del workshop che si tiene al Circolo ufficiali della Spezia, il 14 giugno 2024. L’incontro è organizzato dal Centro Interuniversitario Isme dell’università di Genova, attivo, da 25 anni, proprio nel campo della ricerca robotica marina.

Nel corso del meeting sarà analizzato lo stato dell’arte delle tecnologie subacquee con i robot, sia dal punto di vista industriale che accademico, guardando, in particolare, alla sperimentazione di veicoli autonomi dotati di intelligenza artificiale, capaci di esplorare in sicurezza i fondali marini. Il workshop fa parte di un ciclo di incontri del mondo accademico con la Fondazione Leonardo – Civiltà delle macchine Ets, sul tema Le università per il subacqueo. Alla Spezia, peraltro, ha sede il Polo nazionale della dimensione subacquea, di recente istituzione.

Panel industriali e scientifici

Durante l’incontro, un panel industriale sarà partecipato dalle realtà italiane impegnate nel campo della robotica subacquea: vi prenderanno parte Fincantieri, Leonardo, Saipem, Wsense, Graal tech e Mdm team. Poi ci saranno presentazioni scientifiche, del mondo della ricerca: saranno illustrate attività e risultati relativi alle tecnologie robotiche sottomarine più innovative, alla sorveglianza di infrastrutture critiche con squadre di robot autonomi, alla manipolazione e alla percezione robotica subacquea e a dispositivi per rendere più sicuro il lavoro dei sommozzatori professionisti.

«Il subacqueo – afferma Luciano Violante, presidente di Fondazione Leonardo – sta diventando uno dei nuovi ambienti dell’umanità, ma è poco conosciuto. Abbiamo, infatti, maggiore conoscenza della Luna o di Marte che non dei fondali marini, di cui ci è noto il 15-20%, mentre l’80% resta per noi un’incognita. Dunque, i robot hanno, innanzi tutto, una funzione di esplorazione dei fondali marini; poi c’è una robotica d’intervento, a supporto delle attività professionali o scientifiche; e ancora, c’è un compito di protezione delle infrastrutture critiche; ad esempio i gasdotti ma anche le comunicazioni, che per il 90% passano in cavi sottomarini e devono essere mantenute in sicurezza. I robot possono essere impegnati in tutti questi lavori, sostituendo, in molti casi, le attività umane e garantendo, così, la riduzione o l’eliminazione di rischi e di infortuni sul lavoro».

Monitoraggio, difesa e scoperte

Ma la robotica sottomarina, sottolinea Violante, può svolgere anche un ruolo culturale. Un’attività di monitoraggio della Tap (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che viaggia dalla Grecia fino a Melendugno, in provincia di Lecce, ha permesso, infatti, di rinvenire, racconta il presidente della Fondazione Leonardo, «una grande nave greca affondata, probabilmente, duemila anni fa, con un carico di anfore e oggetti preziosi. La scoperta è avvenuta proprio grazie ai robot. È stata, quindi, recuperata una parte del carico, che ora è a Taranto, e, a poco a poco, verrà riportato a terra anche il resto. Dunque, la Tap, grazie all’uso dei robot, è servita a individuare un patrimonio artistico di straordinaria qualità».

Fonte: Il Sole 24 Ore