Dalla Sicilia del Dopoguerra all’ebike, le bici Lombardo continuano a correre in Europa

Dalla Sicilia del Dopoguerra all’ebike, le bici Lombardo continuano a correre in Europa

La prima bicicletta Lombardo è stata messa letteralmente insieme recuperando residuati bellici, verniciata con lo spray del Ddt, poi bandito ma allora molto in voga. Era il 1952. Gaspare Lombardo era convinto che le due ruote sarebbero state il futuro della mobilità sulle strade sterrate della Sicilia. Lui a Buseto Palizzolo, nel Trapanese, aveva la sua bottega di fabbro, 30 metri quadrati: la specialità erano i ferri da cavallo ma aveva iniziato a riparare biciclette. Poi negli anni Ottanta, quando ormai di cavalli non se ne vedevano quasi più, decise di puntare sulla mobilità del futuro con un primo capannone di 600 metri quadri e macchinari ideati all’incrocio tra la sua esperienza e il suo ingegno.

“In un paese votato all’agricoltura lo presero per matto. Ma era guidato dalla passione e dalla voglia di dimostrare che anche in Sicilia si può fare impresa, nonostante le difficoltà logistiche”, ricorda Emilio Lombardo, il più giovane dei tre figli di Gaspare che hanno preso in mano l’azienda a cavallo del passaggio di secolo e che oggi di Lombardo è amministratore delegato. Oggi quel capannone copre 25mila metri quadri, con tanto di magazzino, impianto di verniciatura, uffici, divisione di ricerca e sviluppo, ma anche asilo nido e palestra per i dipendenti, una ventina con esperienza qualificata nelle due ruote. Nei primi anni la produzione era sui cento pezzi all’anno, oggi dall’impianto orgogliosamente rimasto a Buseto Palizzolo ne escono tra le 400 e le 500 al giorno, per un fatturato lievitato a 40 milioni di euro.

La scommessa di fare impresa nell’isola è stata quindi vinta, così come quella di produrre biciclette in Italia, a proprietà nazionale. Oggi i 180 modelli, dalla tradizionale da città alla ebike, dalla corsa alla mountain bike, hanno nomi tutti ispirati alle località italiane: si parte da Etna e Mondello, si risale passando da Maratea, Amalfi, Cassia per arrivare a Garda, Bormio, Brenta. Ma ci si ferma al confine. Almeno per quanto riguarda i modelli, perché in realtà Lombardo ha una forte proiezione internazionale con il 63% della produzione che varca le frontiere e finisce all’estero. D’altra parte la nuova generazione ha puntato fin dall’inizio sull’internazionalizzazione. Nel 2007 è stata aperta una filiale in Germania, nei pressi di Stoccarda, come ponte verso il Nord Europa evoluto in fatto di due ruote: “Per noi ha rappresentato la proiezione verso un mercato sviluppato che ci ha permesso di confrontarci con la cultura della mobilità, della responsabilità e dell’importanza della qualità”, prosegue Emilio Lombardo. Oggi al di fuori dell’Italia i mercati principali sono Germania, Francia e Regno Unito “Puntiamo su nuovi mercati, come Stati Uniti e Sudamerica, ma puntiamo in primo sull’Europa perché ha ancora un grande potenziale. L’importante è proseguire con quella gradualità che ci permetta di proseguire sulle nostre forze”.

Per Lombardo la bicicletta è un prodotto che rimane principalmente familiare, non solo per gli appassionati: il cliente è da coccolare con la personalizzazione del prodotto, con colori scelti dal singolo, ma anche con il senso di responsabilità che porta a scegliere prezzi corretti, adeguato alla qualità. D’altra parte quella della famiglia è un’altra scommessa vinta, dal momento che il passaggio generazionale è avvenuto senza strappi: tutti e tre i fratelli sono attivi in azienda, Emilio guida le strategie, condivise dagli altri due fratelli in cda. E anche da papà Gaspare che ancora oggi si presenta in azienda per supervisionare i macchinari e gli aspetti tecnici. “Ma sempre con grande rispetto e discrezione: lui ci ha saputo trasmettere la passione, ma ci ha lasciato liberi di sbagliare”.

Fonte: Il Sole 24 Ore