Dalle fabbriche alle case, l’era dei robot umanoidi è arrivata

Dalle fabbriche alle case, l’era dei robot umanoidi è arrivata

L’era degli assistenti personali umanoidi è alle porte. Robot capaci di comprendere e agire, svolgendo compiti in casa, nelle fabbriche e nelle attività commerciali. Potranno riordinare, accudire i più fragili, lavorare nelle linee produttive, occuparsi del customer care e intervenire in situazioni di emergenza. Uno scenario fantascientifico, che potrebbe concretizzarsi molto presto, cinque o dieci anni al massimo, secondo predizioni attendibili e un mercato in rapida crescita. Secondo le stime, il settore passerà da 1,8 miliardi di dollari nel 2023 a oltre 13 miliardi entro il 2028. Un’evoluzione esponenziale resa possibile combinando movenze umane e un’interazione verbale che ha beneficiato dei large language model alla base delle AI generative che usiamo tutti i giorni.

Immaginare una società in cui affiancheremo robot antropomorfi, a nostra immagine e somiglianza, non è più un tabù. Hiroshi Ishiguro – professore al dipartimento di macchine adattive dell’Università di Osaka e tra le personalità più influenti nell’ambito della robotica – ha dato forma e sostanza ad una esatta replica robotica di sé stesso, teorizzando la comparsa di una “Human robot symbiotic society”, una simbiosi tra persone, robot e avatar. L’esempio è il suo Giappone, dove corposi investimenti di risorse e sapere stanno indirizzando il primo produttore di robot al mondo ad essere protagonista della rivoluzione robotica, in primo luogo per sopperire alla carenza di manodopera in vari ambiti, tra cui istruzione e sanità. Ma la rivoluzione interessa anche l’arte. In molti sono rimasti a bocca aperta quando Alter 3 sviluppato dall’Università di Osaka ha diretto nel 2020 un’orchestra al New National Theater di Tokyo e, ultimo caso, il ritratto di Alan Turing realizzato dal robot Ai-Da, venduto all’asta per oltre 1,3 milioni di dollari.

“Stiamo assistendo all’alba dei robot umanoidi complessi” ha detto Damion Shelton, fondatore di Agility Robotics, il cui prodotto di punta è Digit, un robot bipede progettato per compiti logistici che Amazon ha deciso di integrare nei propri magazzini. Da non molto, Digit beneficia della partnership con il produttore di microchip Nvidia, il cui obiettivo è potenziare le capacità di apprendimento dei robot umanoidi. In questo senso le partnership strategiche sono aumentate grazie ai progressi dell’AI. OpenAI, ad esempio, adatterà i suoi modelli di linguaggio GPT per soddisfare le esigenze del robot Figure 01, in grado di svolgere una vasta gamma di compiti gravosi in vari settori industriali. Più di recente, Boston Dynamics ha annunciato una collaborazione con Toyota. Questa partnership metterà a disposizione i modelli di comportamento avanzato sviluppati dalla divisione Research Institute di Toyota per migliorare il robot Atlas, la sofisticata piattaforma umanoide capace di muoversi in maniera incredibilmente agile, superando le performance umane sia in termini di forza che flessibilità.

Un campionato in cui gioca anche Tesla con i robot Optimus, che all’ultima convention hanno danzato e interagito con il pubblico presente. Elon Musk ha annunciato che gli Optimus saranno presto prodotti in massa per aiutarci nella vita di tutti i giorni, come farebbe un collaboratore domestico, annunciando il prezzo: 20 mila euro circa. La metà di una Model 3.

La Cina non sta a guardare. Xpeng, il colosso cinese di auto elettriche, sta seguendo la strada di Tesla con Iron, il suo primo robot umanoide che sta già lavorando nelle linee di produzione per assemblare il nuovo modello di auto elettrica P7+i. Alto 1,80 metri, pesa 70 kg è dotato di oltre 60 articolazioni e 200 gradi di libertà di movimento. Sorprente per agilità anche H1, il robot dell’azienda robotica Unitree Robotics, riuscito a eseguire un salto mortale all’indietro e ad ottenere anche il record mondiale di velocità per un robot bipede, coprendo 3,3 metri al secondo.

Fonte: Il Sole 24 Ore