Dall’Himalaya alla Sicilia, lo yoga è su misura
Una strada a dir poco dissestata, alle pendici dell’Himalaya, conduce da Dehradun, nello stato dell’Uttarakhand, a Rishikesh, la cittadina sul Gange che conta più scuole di yoga che templi, e dove nel 1968 arrivarono i Beatles per confrontarsi, chitarra alla mano, con la meditazione trascendentale. Nella sedicente “capitale mondiale dello yoga”, distante 8 ore di auto dal sacro sito di pellegrinaggio indù Badrinath, ci sono ufficialmente 300 scuole: ashram, ritiri, corsi per insegnanti, retreat di meditazione, sessioni di Kundalini come di Ashtanga. Il sito BookYogaRetreats, il numero uno per la ricerca del proprio posto al sole sul tappetino, ne elenca oltre 400. Il primo yogi, Shiva, “dimora” non troppo lontano, nelle alte vette dell’Himalaya. Patanjali ne fu lo scriba: su delicate foglie di betulla ne trascrisse i fondamenti, gli Yoga Sutra.
Passaggio a Rishikesh, cuore dello yoga che accolse anche i Beatles
Che sia stata la vicinanza all’Himalaya, la tradizione di un antico pellegrinaggio sulle acque chiare del Gange o l’eco di Love is all you need, da Rishikesh, prima o poi, si desidera passare, proprio come avevano fatto i Fab Four di Liverpool. Alla fine degli anni Sessanta trascorsero un inverno nell’ashram dello yogi Maharishi Mahesh, il grande divulgatore della meditazione trascendentale: composero, suonarono, meditarono in piccole celle, si fecero fotografare vestiti di bianco con le collane di fiori al collo in quello che è adesso un fascinoso lascito decadente. Abbandonato alle muffe e alla forza invasiva della giungla all’interno della Rajaji Tiger Reserve, l’ashram è dipinto di murales che inneggiano ai versi di All you need is love, ed è una delle visite proposte dalle scuole di yoga nei pomeriggi di libertà.
Una giornata fra meditazione, menù vegetariani e mantra notturni
Andò così anche nel mio primo ritiro indiano, ospitata a Rishikesh in un cottage di mattoni animato di mille spifferi, su una spianata con una piscinetta vista Gange dove facevano il bagno le scimmie e dove un giorno, in passato, era entrato non invitato anche un elefante. I pasti si consumavano sotto una tettoia, intorno al fuoco e alle storie di leopardi himalayani. Un rito che passava attraverso la distribuzione di ciotole di riso, germogli, patate speziate e altre intraducibili proposte vegetariane, e che conferiva a tutto, persino agli abiti, un aroma di cumino. La giornata cominciava con una passeggiata sul Gange: sabbia argentea, acqua color della giada, i resti di fuochi rituali. Una tazza di tè con una piccola porzione di papaya traghettava verso le sessioni di yoga, quell’arte che «aiuta a mantenere il corpo come un tempio, di modo che divenga puro come l’anima», come scrive B.K.S. Iyengar in “L’albero dello yoga” (Ubaldini Editore). Quelle della sera, seguite dalla cena, erano più morbide, improntate al Pranayama o al Kriya yoga. Si chiudevano sempre con il canto della Om. La notte, l’ultimo mantra era spesso il suono di una pioggia che pareva monsonica.
Bisogna scegliere le formule affini a se stessi
Alle sorgenti dello yoga l’esperienza non è necessariamente migliore o più intensa, e non è detto che tutti gradiscano la compagnia di scimmie, scoiattoli e ciotoline di daikon. Bisogna scegliere ciò che è affine o ci attira ed è a portata di budget. Di fatto, non esistono criteri univoci per orientarsi tra le tantissime proposte. «All’apertura dello spettro della pratica dello yoga – commenta Guido Gabrielli, direttore di Yoga Journal – non più solo ascetica, ma da 5-8 anni più dinamica, ha corrisposto un ampliamento del ventaglio dei ritiri rivolti a un bacino stimato in Italia di 6 milioni di praticanti». Una delle vie più intraprese è seguire, “in trasferta” il proprio maestro, la propria scuola, un determinato stile o guru. Un atto di fiducia esteso poi ai luoghi.
Dal Portogallo alla Toscana, le destinazioni più cercate
Al top delle destinazioni stilate per il 2022 da BookYogaRetreats c’è la Spagna con le Baleari, le Canarie abbinabili ad attività outdoor e l’Andalusia proposta con sessioni di meditazione, formule detox ed equitazione. In Francia sono le regioni Auvergne-Rhone-Alpes, Nouvelle Aquitaine e Occitania, con le formule antistress accompagnate da lezioni di coreografia e arti circensi, ad attirare praticanti da tutto il mondo. In Portogallo, l’Algarve, con le sue spiagge mosse dal vento, spicca per i ritiri di surf e yoga, anche per principianti. La Grecia, con le Cicladi e le isole Ionie, è tra le mete più ricercate anche per ritiri personalizzati o per soli uomini. A tu per tu con la natura e spesso di fascia lusso sono i retreat in Kent, Devon e Cumbria, in Inghilterra. In Italia, sono la Toscana, la Sardegna, la Sicilia, l’Umbria e la Puglia le destinazioni più gettonate, spesso accostate a mindfulness, bagni nelle foreste, trekking, lezioni di cucina e meditazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore