Daniel Lee lascia la direzione creativa di Bottega Veneta

Wwd, il sito americano dedicato all’industria globale della moda, lo ha definito un «surprise split», un divorzio a sorpresa : la notizia dell’uscita dello stilista di origini inglesi Daniel Lee – classe 1986 – da Bottega Veneta colpisce perché non è stata preceduta dalle consuete indiscrezioni. Il designer aveva preso in mano la maison del gruppo Kering – francese sulla carta d’identità, ma profondamente italiana per la sua storia e il radicamento sul territorio veneto tre anni fa, nel luglio 2018, in un periodo in cui Bottega Veneta aveva bisogno di ritrovare il “tocco magico” di Tomas Maier, che ne era stato direttore creativo per 17 anni e aveva annunciato il divorzio (apparentemente consensuale anche nel suo caso) nel luglio 2018.

La comunicazione (criptica) di rito

Il comunicato ufficiale parla di «end of the collaboration» e contiene i ringraziamenti di rito a Daniel Lee da parte del ceo di Bottega Veneta, Leo Rongone e di François-Henri Pinault, presidente e ceo di Kering, secondo gruppo del lusso al mondo dopo Lvmh. Lo stilista ricambia con altrettanti ringraziamenti e sul successore di Lee si legge solo un criptico «a new creative organization for the House will be announced soon»: a breve sarà annunciata la nuova organizzazione del reparto creativo della maison.

Il passato e il futuro

Fondata nel 1966 a Vicenza da Michele Taddei e Renzo Zengiaro, Bottega Veneta entrò a far parte del portfolio del gruppo francese (allora Ppr, oggi Kering) nel 2001 tramite l’acquisizione di Gucci group. Il 19 ottobre Kering – quotato alla Borsa di Parigi – ha annunciato i risultati dei primi nove mesi : il fatturato è cresciuto a 4,18 miliardi, cioè del 36,6% sul 2020 e del 9% rispetto ai livelli pre Covid del 2019. Nel solo terzo trimestre, l’aumento è stato del 10% rispetto allo stesso periodo di due anni fa. I ricavi complessivi sono ammontati a 4,18 miliardi di euro. Nel periodo luglio-settembre il fatturato di Bottega Veneta è cresciuto del 9,3% a 363,4 milioni

Fonte: Il Sole 24 Ore