David Lynch, imprescindibile genio del cinema surrealista
A seguire c’è stato “Elephant Man” (1980), un altro film strepitoso, che si apre con una sequenza che parla di un’altra nascita traumatica. La storia vera di John Merrick, “uomo elefante” del freak show ottocentesco, si trasforma in una grande pellicola in bianco e nero, elegantissima e commovente.
Dopo la traumatica esperienza con “Dune” (1984), film su cui non ebbe il controllo finale del montaggio, è il turno di “Velluto blu” (1986), dove voyeurismo e sadomasochismo si vanno a mescolare con una potentissima riflessione sull’arte cinematografica, tra sogni e sequenze capaci di destare infinite interpretazioni.
Twin Peaks e gli anni Novanta
Il 1990 è l’anno della Palma d’oro, controversa e contestata, con il bellissimo “Cuore selvaggio”, operazione deliziosamente postmoderna in cui il pulp si mescola con la fantasia de “Il mago di Oz”, film a cui Lynch guarda molto spesso come riferimento. L’inizio del decennio coincide però anche con le prime due stagioni de “I segreti di Twin Peaks”, serie (meta)televisiva che ha coinvolto intere generazioni di spettatori pronti a giocare a fare i detective insieme a Dale Cooper per scoprire chi ha ucciso Laura Palmer. Nel 1992 è uscito il prequel, “Fuoco cammina con me”, e nel 2017 la memorabile terza stagione di una serie che ha rivoluzionato davvero ogni logica dietro alle produzioni per il piccolo schermo.
Nel 1997 arriva “Strade perdute”, un film che mescola Borges con “Il giardino sei sentieri che si biforcano” alle logiche del nastro di Möbius, ma la filosofia alla base di questo lungometraggio e di molto cinema di Lynch gioca anche sulle eterotopie (quegli spazi connessi a tanti altri, come spiegava Foucault) e sulla psicoanalisi freudiana con tanti riferimenti al suo “perturbante”.
Un film più rassicurante ma altrettanto profondo e memorabile è “Una storia vera” (1999), pellicola che descrive il lungo viaggio di un anziano contadino dell’Iowa partito con il suo trattorino tosaerba per raggiungere il fratello malato.
Fonte: Il Sole 24 Ore