Dazi e criptovaluta, il ritorno di Trump preoccupa la Ue (e le imprese Usa in Europa)
BRUXELLES – Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta tenendo l’establishment europeo sul chi vive. La preoccupazione si tocca con mano, anche tra coloro che disperatamente cercano l’accomodamento con la nuova amministrazione americana. Alla paura di nuovi dazi commerciali si aggiunge la scelta del nuovo presidente di lanciare una propria cripto-moneta: il $Trump fa temere in Europa una deregolamentazione delle valute elettroniche.
Esponenti comunitari spiegano che il $Trump non è una classica cripto-valuta. Come il Bitcoin non poggia su alcun bene sottostante, ma a differenza del Bitcoin il $Trump vuole essere una specie di moneta commemorativa: «È un po’ come una litografia stampata in un numero limitato di copie per ricordare un particolare avvenimento, in questo caso l’insediamento alla Casa Bianca. Può essere venduta a terzi, ma non è in sé una moneta», come invece il Bitcoin.
Al tempo stesso, la scelta di Donald Trump pone interrogativi. Conferma il fatto che al nuovo presidente americano piacciono le cripto-valute, e fa temere da parte degli Stati Uniti una regolamentazione molto leggera in questo campo (finora la Federal Reserve si è voluta cauta e ortodossa). Se così fosse, i nuovi imprenditori tecnologici che hanno a disposizione una rete sociale, come Facebook o X, potrebbero facilmente creare la propria cripto-valuta e trasformare la loro piattaforma in mercato di scambio.
Già negli anni scorsi Facebook aveva immaginato una propria moneta – Libra – prima di abbandonare il progetto perché contrastato dalle autorità americane. In una ottica europea, il rischio è di assistere a una fuoriuscita di capitali dal continente europeo verso gli Stati Uniti (le criptovalute sono tendenzialmente denominate in dollari). Secondo una stima contenuta nel Rapporto Letta, il risparmio europeo ammonta a circa 33.500 miliardi di euro. Già oggi ogni anno gli europei investono circa 300 miliardi di euro sui mercati finanziari americani.
Intanto sul fronte commerciale, Bruxelles ha annunciato oggi, lunedì 20 gennaio, il rilancio dei negoziati con la Malesia. Le trattative erano iniziate nel 2010, prima di essere interrotte, anche per le difficoltà a convincere il paese asiatico ad aprire il proprio mercato. Il desiderio è di rispondere alle minacce protezionistiche americane. Non per altro venerdì scorso lo stesso esecutivo comunitario ha firmato con il Messico una modernizzazione del trattato di libero scambio risalente al 2000.
Fonte: Il Sole 24 Ore