Dazi Usa, l’industria alimentare cerca nuovi sbocchi per l’export: ecco dove può crescere

Dazi Usa, l’industria alimentare cerca nuovi sbocchi per l’export: ecco dove può crescere

«La performance italiana nel 2024 ha superato quella dei principali esportatori in questo campo come Spagna (+6%), Germania e Cina (+4%) – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile del settore agroalimentare di Nomisma, che con Italia del Gusto è legata da una consulenza pluriennale – . Tuttavia, il nostro principale mercato di riferimento, gli Stati Uniti, potrebbe diventare uno scenario complicato se i dazi di Trump venissero applicati, come già avvenuto in passato, con effetti negativi sulle vendite. La strategia non può essere che diversificare le destinazioni, il fatto che l’Italia esporti più del 50% delle merci in soli cinque Paesi rappresenta un limite. Chiaro che è più facile essere presenti su mercati che hanno con noi più affinità culturali, ma bisogna esplorare nuove strade e non abbandonare quella asiatica, che ad esempio la Francia ha saputo percorrere meglio dell’Italia».

Dazi, effetto moltiplicatore in negativo

È comunque inevitabile che le tensioni commerciali (e non solo) mettano a rischio il proseguimento del trend di crescita dell’export; e sono da mettere in conto anche effetti indiretti, che possono essere di due tipi. Da un lato un effetto sull’aumento di offerta, che si riverserebbe sugli altri mercati, provocando una probabile spinta verso il basso dei prezzi. Dall’altro la diminuzione del potere d’acquisto su altri mercati, proprio per lo stesso effetto dei dazi, potrebbe avere effetto anche sull’import dall’Italia: uno dei paesi più colpiti dovrebbe essere ad esempio la Germania, mercato di sbocco fondamentale per il made in Italy.

«Ci auguriamo che i dazi Usa non entrino mai il vigore – ha sottolineato Giacomo Ponti, Presidente del Consorzio Italia del Gusto – ma se confermati potrebbero avere conseguenze pesanti: perdere quote di mercato significa compromettere anni di lavoro e investimenti e mettere in conto di dover di nuovo investire in futuro per riconquistarle. L’esperienza dei dazi sugli spirits in passato ci ha insegnato che un dazio del 20% può significare poi un calo del 40% dell’export. Il nostro obiettivo resta comunque quello di rafforzare la presenza del Made in Italy nel mondo, esplorando nuove opportunità e consolidando quelle esistenti».

«L’esperienza di Italia del Gusto, le cui aziende associate maturano un quarto del fatturato dall’export – continua Ponti – è la dimostrazione di quanto il Made in Italy sappia fare squadra. L’esclusività merceologica degli associati ci permette di scambiare informazioni importanti al nostro interno e fare economie di scala su alcune forniture, così come di fare “cross promotion” tra i nostri prodotti sui mercati esteri. Le aziende del Consorzio rappresentano il meglio del nostro agroalimentare e insieme continuiamo a portare nel mondo i valori di qualità, tradizione e innovazione che ci contraddistinguono. È con questo spirito che abbiamo raggiunto risultati straordinari nel 2024 e con questo stesso spirito guardiamo al futuro, consapevoli delle sfide che ci attendono».

Menu stellato per celebrare il made in Italy di Italia del Gusto

L’evento organizzato da Italia del Gusto è stato un tributo ai sapori e alla tradizione del Made in Italy, con un menu esclusivo firmato dallo chef due stelle Michelin Andrea Aprea che ha creato un viaggio sensoriale con i migliori prodotti di alcune delle aziende del Consorzio: dall’uovo bio con patata, Grana Padano Dop e tartufo nero al riso carnaroli mantecato al cacio e pepe con fichi e gamberi e al tortello genovese di manzo con provolone, scarola e olive nere, fino al cioccolatino al sale liquirizia e aceto balsamico tradizionale di Modena Dop.

Fonte: Il Sole 24 Ore