Ddl affitti brevi diventa decreto legge: obbligo di codice identificativo e limite di due notti nelle città metropolitane
Le critiche degli operatori
Critiche le associazioni degli intermediari immobiliari e gli operatori di affitti brevi.
«Un testo illiberale e, sotto molti profili, incostituzionale, che mira a introdurre divieti e restrizioni lesive del diritto di proprietà – hanno scritto le 14 associazioni di proprietari, intermediari immobiliari, operatori e gestori di affitti brevi (Abbav, Aigab, Breve, Confassociazioni Real Estate, Confedilizia, Fare, Fiaip, Host+Host, Host Italia, Myguestfriend, Ospitami, Prolocatur, Property Managers Italia, Rescasa Lombardia –. Sul pernottamento minimo di due notti non si comprende quale sia la motivazione alla base di una così grave limitazione del diritto di proprietà. Bene il CIR, a patto che si eliminino altre registrazioni e adempimenti a livello locale. No alla norma che stabilisce che chiunque conceda in locazione un appartamento per finalità turistiche – quindi anche chi lo faccia per poche settimane all’anno con un’abitazione normalmente tenuta a propria disposizione – debba trasformare casa propria in una sorta di simil-hotel, inserendo dispositivi, attrezzature, avvisi e istruzioni tipici delle strutture alberghiere e sottoponendosi a ingenti spese per corsi, controlli e adempimenti burocratici di varia natura. La finalità, evidente, è il disincentivo a locare».
«Rimane il limite delle 2 notti solo per le città metropolitane e viene costretto chi ha più di due case ad aprire partita Iva. Parliamo di un decreto-legge senza requisiti di necessità e urgenza – commenta Marco Celani, presidente di Aigab – diversi i profili di impugnabilità sia costituzionali che di rispetto delle norme europee su proprietà privata e concorrenza, dal nostro punto di vista».
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Fonte: Il Sole 24 Ore