Decreto flussi, solo il 23,5% delle quote si traduce in un contratto di soggiorno

Neanche il 24% delle 82.705 quote di ingresso di lavoratori extra comunitari stabilite e messe a disposizione nel 2023 si è trasformata in un permesso di soggiorno. Per le 69.700 del 2022 il tasso di successo è stato un po’ superiore e cioè del 35 per cento, ma il quadro non cambia. La netta maggioranza dei posti messi a disposizione dai decreto flussi non ha portato ad un’assunzione stabile e regolare. A scattare la fotografia della situazione è il dossier «I veri numeri del decreto flussi: un sistema che continua a creare irregolarità» messo a punto dalla campagna Ero Straniero in base ai dati ottenuti tramite accesso civico ai dati dei ministeri dell’Interno, degli Affari esteri e del Lavoro.

Le performance migliori riguardano i lavoratori stagionali e le domande presentate attraverso le associazioni imprenditoriali.

«In Italia esiste un solo canale di ingresso regolare attraverso cui aziende e famiglie possono assumere e lavoratrici e lavoratori possono venire a lavorare – si legge nel dossier – ma dai dati emerge che il sistema, rigido e farraginoso, non solo è insufficiente rispetto alle richieste del mondo produttivo, ma conserva storture e criticità profonde che finiscono, paradossalmente, per creare irregolarità e precarietà». 

Il quadro

Il dossier fa il punto (al 31 gennaio 2024) sugli esiti degli ingressi relativi agli anni 2022 e 2023. Per il 2022 il click day si era svolto a febbraio sulla base del decreto flussi del dicembre 2021, mentre per il click day per il 2023 era stato effettuato a fine marzo in base al decreto flussi del dicembre 2022. Nel 2023 le domande presentate nei click day sono state 462.422, quasi sei volte gli 82.705 posti disponibili. Per il 2022 le domande erano invece state 209.839, più del triplo delle quote (69.700). Una sproporzione molto ampia che si è riproposta nelle ultime due tornate di click day che si sono svolte a dicembre 2023 e a marzo 2024 (i cui esiti il dossier non esamina perché troppo recenti). In quelle di dicembre 2023, a fronte di 136mila quote le domande inviate sono state 609mila, mentre in quella di marzo 2024 le istanze sono state 702mila per 151mila ingressi. I posti a disposizione vanno quindi esauriti in pochi minuti.

Il passaggio successivo all’accettazione dell’istanza è il rilascio del nulla osta da parte dello sportello unico per l’immigrazione. Nel 2022, secondo i dati di Ero straniero, i nulla osta rilasciati sono stati 55.084, il 79,03 delle quote disponibili. Dopodiché è necessario che le rappresentanze diplomatiche all’estero rilascino i visti d’ingresso, un passaggio che avviene spesso molto a rilento e in tempi più lunghi dei 20 giorni stabiliti dalla legge. Per quanto riguarda gli ingressi del 2023, il tempo medio di attesa dell’intero procedimento è stato di 121,24 giorni e al 31 gennaio 2024, rispetto ai 74.105 ingressi previsti per il 2023 (sul totale di 82.705 quote, comprese le conversioni), i visti rilasciati erano stati 57.967 e 10.718 quelli rifiutati. Ma, sottolinea il dossier, il 67,15% delle 57.967 persone che hanno ottenuto il visto (e cioè 38.926 cittadini extra europei) risultavano ancora nello step «attesa convocazione». Rispetto alle quote 2022 ci sono invece ancora oltre 2.300 visti pendenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore