Dedagroup acquisisce Scai e accelera verso i 600 milioni

«Il nostro impatto sul mercato nazionale si rafforza ulteriormente, consolidandoci come grande player tecnologico a capitale italiano e sostenendo i nostri piani di espansione internazionale, già potenziati nel 2024 con l’acquisizione di ShareOne negli Stati Uniti e Quod Orbis nel Regno Unito».

Marco Podini, presidente esecutivo di Dedagroup – polo di aggregazione delle eccellenze italiane del Software e delle Soluzioni as a service rivolte ad aziende, istituzioni finanziarie e Servizi Pubblici – commenta così al Sole 24 Ore l’acquisizione del Gruppo Scai. «Dal punto di vista dimensionale – aggiunge – alziamo il nostro obiettivo ricavi e acceleriamo verso i 600 milioni e oltre 5mila dipendenti, con più di 5mila clienti entro il 2025».

L’operazione che vede protagonista Dedagroup, ormai un big del settore che ha lanciato un piano di acquisizioni importante arrivato a quota 18 dal 2020, rappresenta un passo decisivo che consolida la sua posizione come uno dei principali attori tecnologici a capitale interamente italiano. L’acquisto di Scai rappresenta in questo quadro un chiaro segnale della strategia di espansione perseguita dal gruppo trentino controllato da Lillo Spa: la holding della famiglia Podini che controlla peraltro il gruppo di discount Md e che ha chiuso il 2023 con ricavi oltre i 4 miliardi e una marginalità lorda a 263 milioni, portando l’utile del gruppo – grazie anche alla cessione di una partecipazione di Dedagroup – a quota 271 milioni, con patrimonio netto a 855 milioni.

Quanto a Scai, con sede a Torino e una presenza internazionale a Varsavia e Dubai, è specializzata nella gestione di processi, infrastrutture, sistemi e applicazioni. Il suo portafoglio clienti include grandi nomi del settore bancario, assicurativo e delle tlc. L’azienda, che vanta un fatturato di 123 milioni nel 2023 e oltre 1.400 dipendenti, porta in dote a Dedagroup «competenze chiave nei settori dell’experience design, dell’extended reality, dell’intelligenza artificiale e della cloud transformation», sottolinea Podini. «La nostra sfida – aggiunge – è soprattutto portare la nostra posizione di leadership, che in Italia è sostanzialmente chiara, nelle nostre aree di elezione all’estero. Quest’anno abbiamo già fatto due operazioni, una a Londra e una negli Usa e vorremmo continuare nei prossimi anni con un forte focus su questa crescita dei mercati esteri».

Certo ora, con i 600 milioni nel mirino dopo quella che è la più grande acquisizione degli ultimi anni, le dimensioni dell’azienda impongono ragionamenti sulle scelte strategiche da fare anche in termini di apertura del capitale, che possa trattarsi di Borsa o di fondi di private equity. «Nel 2026 auspichiamo di aver già digerito questa importante operazione e di essere quindi pronti. Se ci saranno le condizioni, anche di mercato, è una cosa possibile».

Fonte: Il Sole 24 Ore