Deforestazione: Il Ppe vota con la destra, maggioranza Ursula sempre più a rischio
BRUXELLES – In un momento di dubbi sulla solidità della maggioranza popolare-socialista-liberale che deve dare il suo appoggio alla prossima Commissione europea, giovedì in Parlamento una serie di emendamenti per annacquare un delicato testo legislativo, tutto dedicato alle politiche di deforestazione in giro per il mondo, è stata approvata con i voti dei popolari e della destra, mettendo in dubbio il cordone sanitario che ha finora escluso collaborazioni con i partiti più radicali.
Il regolamento oggetto del voto di ieri introduce limiti alla possibilità per le imprese europee di fare affari nei paesi oggetto di deforestazione. Il testo ha provocato critiche, perché impone oneri amministrativi anche per le piccole e medie imprese. Su pressione di alcuni paesi terzi e di alcuni paesi membri, Bruxelles ha accettato di posticipare di un anno la piena entrata in vigore del regolamento. Ciò facendo, è stata costretta a presentare un nuovo testo.
Alcuni partiti hanno colto l’occasione della nuova legge per introdurre una serie di emendamenti al regolamento precedente, nel desiderio di diluire gli impegni ambientali (creando tra le altre cose una nuova categoria di paesi che non presentano rischi di deforestazione). I voti a favore sono stati 371, i voti contrari 240, le astensioni 30. A votare a favore sono stati soprattutto i popolari, i conservatori, i patrioti e i sovranisti, in altre parole la destra e il centro destra.
Poco importa se ora il testo andrà negoziato con il Consiglio e potrebbe ulteriormente cambiare. La vicenda ha dato man forte ai socialisti e ai liberali che da giorni accusano i popolari di essere in combutta con la destra. «È la prima volta che questo accade su un testo legislativo. Il PPE dovrà scegliere se allearsi con l’estrema destra o con noi», ha detto il liberale francese Pascal Canfin, che vede in questo voto «il segnale di una crisi politica in Europa, anche se non ci siamo ancora arrivati».
A dire il vero il voto in Parlamento non ha mostrato solo l’allineamento del centro-destra con la destra. Gli stessi liberali si sono spaccati (29 a favore, 20 contrari, e 24 astenuti, tra i quali lo stesso Pascal Canfin e la capogruppo Valérie Hayer). Per certi versi, questo aspetto diluisce per così dire il significato politico della votazione di ieri. Le spaccature nella maggioranza sono tante, a dimostrazione di come il Patto Verde sia argomento ormai controverso.
Fonte: Il Sole 24 Ore