Design hi-tech: Lunotto addio per Polestar 4

La Polestar i numeri si avvicendano seguendo la logica complicata. Infatti, il suv-coupé Polestar 4 è il quarto modello del marchio, ma per le dimensioni e i prezzi si piazza tra la berlina 2 e il mega-suv 3, anche a dispetto che sia più potente e più tecnologico. Caratteristica che trasmette anche esteticamente, poiché una telecamera all’estremità del padiglione sopperisce all’assenza del lunotto.

Prima Polestar basata sull’architettura modulare Sea 2 sviluppata da dalla casa madre cinese Geely, il suv-coupé ha una gamma formata dalle versioni Single Motor a trazione posteriore con 272 cavalli e 343 Nm di coppia e Dual Motor a quattro ruote motrici con 544 cavalli e 686 Nm di coppia. Anch’essa raggiunge i 200 all’ora autolimitati, ma brucia lo 0-100 in 3”8 invece che in 7”1. Tutte e due le versioni hanno una batteria al litio da 100 kWh che si ricarica in corrente alternata fino a 22 kW e continua fino a 200 kW in mezzora dal 10 all’80%, che promette un’autonomia di 620 chilometri alla versione meno potente e di 590 chilometri alla più performante. Il repertorio delle tecnologie delle Polestar 4 comprende molti Adas, gestiti da numerosi radar e telecamere perimetrali.

Lunga 4,84 metri, larga 2 metri, alta 1,54 metri e con un passo di 3 metri, la Polestar 4 ha un abitacolo arredato in maniera minimalista, realizzato accuratamente con materiali pregiati, ampio e ospitale anche dietro perché l’assenza del lunotto ha permesso di disegnare un padiglione che non incombe sulla testa di chi siede dietro. L’addio al lunotto consente di sfruttare anche in altezza il bagagliaio (da 526 a 1.536 litri). L’essenzialità dell’arredamento è interrotta solo dal cockpit digitale da 10,2” e dal display centrale da 15,4” dell’infotainment che sbucano dalla plancia. L’infotainment si basa su Android Auto Automotive Os e ha un’interfaccia grafica sviluppata da Polestar, che consente di suddividere lo schermo in aree tematiche in cui sistemare funzioni altrimenti annegate in menù e sottomenù, ma molte restano fuori dai giochi

Dal posto guida del suv-coupé occorre entrare in confidenza con le sue tecnologie e, soprattutto, settare bene il display da 8,9” che sostituisce lo specchietto per percepire correttamente la distanza di chi segue. Dinamicamente la Polestar 4 va come ogni elettrica, cioè senza suscitare particolari emozioni, rispettando quanto promettono i suoi numeri e rispondendo in sintonia con la configurazione vettura impostata agli input dell’acceleratore. Ovviamente, sempre silenziosamente. Equipaggiata con le opzionali sospensioni adattive è anche ben isolata dalle irregolarità della strada. L’assetto assieme alla ripartizione del peso 50:50 come quello di auto sportive avvantaggia la compostezza del dinamismo e anche sui percorsi tortuosi premia l’istintività della guida. Il capitolo efficienza è supportato da una valida gestione dei flussi si riflette positivamente sulle percorrenze. Infatti, iniziato il test in prevalenza su strade extra-urbane con la batteria al 94% e la previsione di percorrere 534 chilometri, dopo 140 chilometri la carica residua della batteria del 68% prometteva un’autonomia di 380 chilometri.

Fonte: Il Sole 24 Ore