diagnosi in Italia e allarme epidemia in Sud America”

Va detto che la maggior parte dei casi di infezione da Oropouche sono lievi, con sintomi come mal di testa, dolori muscolari, nausea ed eruzioni cutanee, ma il virus può anche causare infiammazioni cerebrali e problemi neurologici, tra cui vertigini e letargia. E anche una lieve epidemia potrebbe travolgere i sistemi sanitari del continente.

Il ceppo che guida l’epidemia ha avuto origine da un cambiamento genetico un decennio fa, ma il virus Oropouche è stato identificato per la prima volta nel 1955 nel villaggio di Oropouche, a Trinidad e Tobago. Nel 1960, è apparso in un campione di sangue di un bradipo malato durante la costruzione dell’autostrada Belém-Brasilia e un anno dopo, molte persone a Belém si ammalarono infettate da Oropouche. Da allora, la maggior parte dei circa 30 focolai in America Latina si sono verificati anche nel bacino amazzonico. Nella foresta, il virus circola tra primati, bradipi e uccelli e non è chiaro quale insetto lo diffonda. In contesti urbani, a trasmettere la malattia all’uomo è il moscerino delle dimensioni di una capocchia di spillo Culicoides paraensis.

È anche probabile che i numeri siano sottostimati: i sintomi di Oropouche assomigliano infatti a quelli di dengue, Zika e molte altre malattie, e un’infezione può essere confermata solo utilizzando test anticorpali.

Le cause

Rispetto alle cause, gli scienziati vedono un chiaro legame con la deforestazione, che potrebbe spostare gli ospiti animali del virus e far sì che i moscerini si nutrano di persone invece che di animali. A Manaus, la capitale dello stato di Amazonas, i primi casi dell’attuale epidemia sono stati rilevati vicino ad aree recentemente disboscate e studi che utilizzano immagini satellitari hanno confermato il collegamento.

Ma a giocare un ruolo alla sua diffusione è probabilmente anche il cambiamento climatico. Le temperature più elevate accelerano la maturazione dei moscerini e l’aumento delle piogge e delle inondazioni crea più acqua stagnante dove gli insetti possono riprodursi.

Fonte: Il Sole 24 Ore