Dialoghi sulla fede tra Martin Scorsese e Antonio Spadaro

«Si crea un’atmosfera attraverso l’immagine. Ci si colloca in un ambiente dove si può sentire l’alterità. E sono queste le immagini, le idee e le emozioni che si traggono dal cinema. Ci sono certe cose intangibili che le parole, semplicemente, non possono esprimere. Quindi, nel cinema, quando si monta un’immagine insieme a un’altra, nella mente si ottiene una terza immagine completamente diversa: una sensazione, e l’impressione, un’idea»: sono parole di Martin Scorsese in uno dei passaggi più toccanti del libro “Dialoghi sulla fede”, volume che ripercorre una serie di conversazioni tra il grande regista americano, autore di capolavori come “Taxi Driver” e “Toro scatenato”, e Antonio Spadaro, teologo, gesuita, sottosegretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione e segretario generale della All of Us Foundation.

Pubblicato nella collana “Le onde”, “Dialoghi sulla fede” è un testo in cui intervistatore e intervistato ripercorrono la carriera del regista, i suoi pensieri sulla fede, le paure e le ispirazioni, offrendo ai lettori un appassionante ritratto inedito di uno dei principali esponenti della storia della Settima arte.

2016

Il dialogo tra i due si apre nel 2016, quando Antonio Spadaro incontra Martin Scorsese nella sua casa di New York per parlare di “Silence”, il film che il regista italoamericano ha dedicato alle persecuzioni dei gesuiti in Giappone e che occupa buona parte delle prime pagine della conversazione.

Scorsese spiega come quella storia abbia “vissuto con lui” fin da quando lesse il romanzo di partenza, sul finire degli anni Ottanta, ma gli spunti legati a “Silence” diventano soprattutto una base per riflettere sul tema religioso: «A me interessa come le persone percepiscono Dio, o, per così dire, come percepiscono il mondo dell’intangibile», svela Scorsese, raccontando poi la sua educazione cattolica, il suo essere stato un chierichetto e la vicinanza con un prete (padre Principe) da cui imparò moltissimo da ragazzo.

È fatto noto che il futuro regista abbia anche pensato e studiato per diventare prete, prima di optare per quella che è sempre stata la sua grande passione: il cinema.

Fonte: Il Sole 24 Ore