Diamanti rosa e tanzaniti, cresce la passione per le gemme più quotate

Diamanti rosa e tanzaniti, cresce la passione per le gemme più quotate

Si chiama “Sakura”, perché ha lo stesso tono della fioritura dei ciliegi giapponesi, il diamante rosa da 15,81 carati montato su un anello e venduto lo scorso maggio da Christie’s a Hong Kong per quasi 30 milioni di dollari, la cifra più alta mai pagata per una gemma del genere a un’asta. Un record che rivela, o meglio conferma, l’intramontabile attrattività dei diamanti colorati, e di quelli rosa in particolare.

Diamanti rosa, quotazioni salite del 40% da novembre

Questa tonalità appartiene appena allo 0,1% dei diamanti estratti nel pianeta, una percentuale destinata con tutta probabilità a diminuire ancora poiché il loro giacimento principale, la miniera Argyle di Kimberley, nell’Australia Occidentale, è stata definitivamente chiusa lo scorso novembre dopo 40 anni di attività. Da allora i prezzi dei diamanti rosa sono aumentati del 40%, dopo essere cresciuti del 116% nel corso degli ultimi 10 anni, secondo la valutazione della Fancy Color Research Foundation. Oltre ai rosa, anche i diamanti blu hanno registrato la crescita di prezzo più importante nello stesso periodo, pari al +81%: sono bastati 15 minuti, sempre da Christie’s e sempre a Hong Kong, per vendere un diamante blu da 12 carati per 15,8 milioni di dollari.

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Tanzanite e giadeite, le new entry

Un blu molto ricercato dagli investitori è anche quello della tanzanite, gemma di cui però deve essere certificata la provenienza, appunto, da una piccola area della Tanzania, le Merelani Hills, estesa circa 15 km quadrati; da lì provengono le pietre più pregiate, che saliranno ancora di prezzo quando la miniera si esaurirà, si stima entro i prossimi 20 anni. Guardando verso Oriente, e soprattutto in Cina, sono i riflessi della giadeite del Myanmar ad attrarre l’attenzione dei giovani investitori, che amano anche i gioielli dei marchi emergenti rispetto ai più storici e celebri: la collana della nuova stella cinese dell’alta gioielleria, Feng J, è stata venduta da Phillips per 2,6 milioni di dollari.

Alta gioielleria in costante sviluppo

Anche i conti dei più importanti gruppi del lusso hanno evidenziato una solida resistenza delle vendite dell’alta gioielleria anche in tempi di pandemia, soprattutto in Asia: il bilancio del quarto trimestre 2020 di Richemont, al quale fanno capo maison come Cartier, Van Cleef & Arpels e Buccellati, pubblicato lo scorso maggio, ha registrato un aumento del 54% delle vendite di gioielli in quel periodo, crescita che ha segnato peraltro un superamento dei livelli pre-Covid.

Che la categoria sia una delle più appetibili nel segmento dei personal luxury goods è dimostrato anche dai debutti di nuove collezioni firmate da marchi che finora si erano fermati a fasce dal valore più contenuto: solo negli ultimi due anni, per esempio, hanno lanciato la loro colleTanzanite e giadeite, le new entry zione di high jewelry Gucci, Giorgio Armani e Pomellato.

Fonte: Il Sole 24 Ore