Difesa, ecco quanto dovrebbe sborsare l’Italia per mettersi in regola con la Nato
Con la vittoria di Donald Trump alle presidenziali la proiezione internazionale degli Stati Uniti è destinata a cambiare in fretta, in profondità e in una maniera talmente tangibile ed evidente che costringerà l’Europa a riflettere con concretezza, e in tempo reale, sul suo ruolo e sul suo futuro. L’ambito della Difesa è tra quelli che più saranno interessati, almeno potenzialmente, da questo cambiamento di rotta sostanziale.
Il requisito minimo di una spesa per la Difesa pari al 2% del Pil
Da Obama in poi, tutti gli inquilini della Casa Bianca hanno ritenuto che la vera sfida è quella con la Cina. Trump si inserisce pienamente in questo filone. E poiché quella è la priorità, l’Europa non ha molto da aspettarsi dal tycoon. La ricetta delle nuove relazioni transatlantiche è già scritta: il rispetto della richiesta di partecipazione alle spese per la difesa e per la Nato (con il limite minimo del 2% del Pil), più volte avanzata da Trump, diventerà una linea invalicabile per gli Usa. L’obiettivo di conseguire una spesa per la la difesa pari al 2% del Pil entro il 2028, come da impegni Nato, è ancora lontano. A complicare il quadro, il fatto che oggi l’asticella del 2% viene considerata un requisito minimo, non solo un obiettivo.
Quest’anno l’1,54% del Pil è destinato a spese per la Difesa
Da dove partiamo? «Sono usciti dei dati molto sbagliati sull’incremento del bilancio della Difesa», ha sottolineato il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alla commissione Affari esteri e Difesa del Senato sul Documento programmatico pluriennale per la Difesa relativo al triennio 2024 – 2026 . «Noi – ha spiegato – passiamo dall’1,54% di quest’anno, all’1,57% del 2025, all’1,58 nel 2026 e all’1,61 nel 2027. Ricordo che governi precedenti avevano preso l’impegno del 2% – non di questo colore – l’impegno del 2% per il 2028».
Crosetto: «Escludere le spese per la Difesa dal calcolo del Patto di stabilità»
«Già nelle ultime riunioni della Nato – ha aggiunto qualche giorno fa Crosetto, in occasione di un intervento a “Cinque minuti” su Rai Uno – si sta parlando del 2,5% del Pil» da destinare alla Difesa. «È un problema per un paese come il nostro che ha un elevato debito pubblico che abbiamo ereditato. Bisogna puntare a escludere le spese per la Difesa dal calcolo del Patto di stabilità, non devono essere in concorrenza con le gli investimenti per la cultura, per la scuola, per il sociale, la sanità. Devono essere staccati perché la difesa e la sicurezza sono un prerequisito perché esista tutto il resto».
Giorgetti: il 2% non del tutto compatibile con le regole della governance europea
A confermare il trend del rapporto tra spesa per la Difesa e prodotto interno lordo è stato, alla luce degli stanziamenti previsti dal disegno di legge di bilancio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Intervenuto in audizione sulla manovra alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Giorgetti ha posto l’accento sul fatto che «nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l’obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea».
Fonte: Il Sole 24 Ore