Difficile esordio del rito penale digitale, salvagente nella carta

I problemi di App

Esemplare quello del presidente del tribunale di Milano Fabio Roia, dove a venire sottolineato è il preliminare confronto con i presidenti delle sezioni penali dibattimentali e con la presidente della sezione Gip/Gup nel quale sono emerse con evidenza tutte le criticità di App, l’applicativo del ministero sul penale telematico, «che lo rendono non compatibile con il processo penale telematico, quali, a titolo esemplificativo, la mancanza e l’inidoneità di modelli di atti, l’impossibilità di sottoscrivere il verbale d’udienza da parte del giudice».

Le attività a rischio

Tutte problematicità che rischiano di compromettere pesantemente le attività di udienza preliminare e dibattimento con gravi ripercussioni «sul lavoro dei magistrati e del personale, con un rallentamento delle risposte giudiziarie contrario anche al principio di celere definizione del procedimento penale».

A pesare è stata sia la mancanza di sperimentazione, elemento già segnalato dal Csm nel parere sul decreto ministeriale approvato poco prima di Natale, sia gli aggiornamenti di App, arrivati troppo a ridosso della scadenza, il 16 e il 30 dicembre.

Doppio binario

Inevitabile allora, ed è il filo conduttore, dei provvedimenti dei dirigenti giudiziari, la conservazione del doppio binario, analogico e digitale sino a tutto marzo. Settimane quelle future che dovrebbero servire a svolgere tutte le verifiche sulla profilazione corretta degli utenti (magistrati e amministrativi), sulle dotazioni necessarie per assicurare un utilizzo non traumatico di App, permettendo test di operatività in grado di accertare la funzionalità dell’infrastruttura.

La conservazione della vecchia modalità analogica, del resto, non pare configurare profili di nullità degli atti, dal momento che le nullità di forma e sottoscrizione dei documenti sono elencati tassativamente dal Codice di procedura penale.