Diga Trinità fuori esercizio, a Trapani agricoltura in difficoltà
Hanno aspettato con ansia la stagione delle piogge, nella speranza che si accumulasse l’acqua nella diga Trinità, nel territorio di Castelvetrano, almeno fino al limite autorizzato. Ma per gli agricoltori di questa parte della provincia di Trapani, reduci da una terribile stagione di siccità, le notizie che arrivano da Roma non sono buone e sbarrano la strada persino alla speranza: i tecnici del minister0 alle Infrastrutture hanno infatti stabilito che la diga va messa fuori esercizio con ulteriore riduzione dei livelli di invaso perché non risponde ai requisiti antisismici richiesti dalla normativa vigente. A questo punto i livelli massimi autorizzati d’accumulo sono da 50 a 54 metri sul livello del mare a fronte dei precedenti 62 metri sul livello del mare e l’acqua presente nell’invaso oltre il limite autorizzato, quella che si è accumulata nelle scorse settimane grazie alle piogge, va sversata a mare.
Rischia di finire nel peggiore dei modi, con la chiusura dell’invaso, una vicenda che va avanti ormai da oltre cinque anni per una infrastruttura fondamentale che è stata costruita 70 anni fa e non è mai stata collaudata. La Regione, e in particolare il dipartimento regionale Acqua e rifiuti, prova a correre ai ripari fidando sulla possibilità offerta dai tecnici del ministero delle Infrastrutture che, nella lettera inviata nei giorni scorsi, scrivono: «Il presente provvedimento potrà essere riesaminato a seguito della progettazione ed esecuzione di interventi di incremento della sicurezza della diga».
Per il momento, dunque, vi sono solo difficoltà all’orizzonte per quasi seimila ettari di terreni coltivati (la gran parte vigne) in quell’area. «Chiediamo un incontro con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, per trovare una soluzione urgente che blocchi la messa fuori esercizio della diga Trinità. La chiusura di questo impianto significherebbe la morte definitiva di centinaia di aziende vitivinicole che, ogni estate, per l’irrigazione, dipendono dalle acque di questo invaso. Ai problemi della siccità si aggiungono quelli di una cattiva gestione delle acque. Da diversi anni la Cia lotta per un aumento di invaso per assicurare agli agricoltori del comprensorio una corretta irrigazione. Già l’anno scorso, a causa dello sversamento dell’acqua in mare, uliveti e vigneti hanno accusato un calo produttivo del 70%» dice Matteo Paladino, vicepresidente della Cia Sicilia Occidentale. E Coldiretti aggiunge: «Sono anni che l’acqua viene sprecata e non è più possibile accettare questa situazione. Da tempo si aspettano soluzioni efficaci. Qui si va oltre il paradosso e ci si avvicina alla fantascienza». Con riferimento, probabilmente, all’ipotesi che è circolata di svuotare la diga con le autobotti per non disperdere l’acqua.
Parole pesanti arrivano dal fronte degli amministratori locali che accusano la Regione di inerzia. Per i sindaci di Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Castelvetrano si tratta di «un colpo durissimo per il nostro territorio e per le comunità che da sempre si affidano a questa infrastruttura fondamentale per l’agricoltura e la vitivinicoltura. Già dallo scorso luglio, in piena crisi siccità, si sapeva delle difficoltà della diga, ma non sono stati adottati provvedimenti efficaci».
Intanto sulla vicenda è intervenuto il presidente della Regione siciliana Renato Schifani il quale ha dato disposizione al dipartimento regionale Acqua e rifiuti di adeguarsi immediatamente alle richieste del Mit per quanto riguarda lo sversamento parziale dell’acqua della diga Trinità per la sua messa in sicurezza. «Il ministero delle Infrastrutture, in una nota dello scorso 14 gennaio, ma portata a conoscenza del presidente Schifani solo oggi, ha prescritto la riduzione del quantitativo di acqua presente fino a un’altezza massima di 50 metri – si legge nel comunicato stampa diffuso da Palazzo d’Orleans -. Nel contempo, nell’ambito dei rapporti già avviati da Palazzo d’Orleans con il ministero, il presidente ha chiesto al dipartimento di individuare, nel più breve tempo possibile e in un rapporto di stretta collaborazione operativa con il Mit, gli interventi di consolidamento necessari per un rapido e definitivo superamento delle criticità dell’invaso».
Fonte: Il Sole 24 Ore