Digitale, Istat: Italia in ritardo sulle competenze, nel 2023 è sotto la media Ue

Nel 2023 nel nostro Paese solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate, oltre un terzo (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. Lo rileva un’indagine dell’Istat, aggiungendo che nel panorama europeo, l’Italia è uno dei Paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media Ue27 di quasi 10 punti percentuali. Rispetto al 2021 aumenta lievemente la quota di cittadini europei con queste competenze (+1,6 punti percentuali), l’incremento più evidente si registra in Ungheria con +10 punti percentuali.

Giovani più digitalizzati

In Italia, inoltre, come in altri Paesi europei, le competenze digitali sono associate alle caratteristiche socioculturali della popolazione. In particolare, nel nostro Paese ha competenze almeno di base nei cinque domini il 59,1% dei giovani tra 16 e 24 anni, contro appena il 19,4% degli adulti tra 65 e 74 anni. La distanza intercorrente tra i più giovani e i più anziani è in linea con quella media europea, ma l’Italia presenta valori nettamente inferiori all’Ue27 in tutte le classi d’età. Le competenze digitali sono caratterizzate anche da disparità di genere a favore degli uomini in quasi tutti i Paesi europei (in Italia, pari a 3,1 punti percentuali). Lo svantaggio femminile, tuttavia, è presente solamente a partire dai 45 anni, mentre fino ai 44 anni le donne risultano possedere maggiori competenze digitali rispetto agli uomini.

La discriminante del grado di istruzione

Il principale fattore discriminante insieme all’età è il grado di istruzione: in Italia, tra le persone con titolo di studio di livello universitario il 74,1% ha competenze digitali almeno di base e per questo segmento di popolazione il divario con la media Ue27 si riduce a -5,7 punti percentuali, mentre tra le persone con un titolo di studio basso, almeno la licenza media (il 22,6%) la distanza con la media Ue27 è di 11 punti percentuali

I settori più e meno digitalizzati

La quota più elevata di occupati con competenze digitali almeno di base, prosegue l’Istat, si osserva nei servizi di informazione e comunicazione e nelle attività finanziarie e assicurative (circa 80%), mente i settori in cui si osserva il maggior ritardo sono quelli dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (32,5%) e delle costruzioni (43,8%). E’ in aumento la formazione Ict per il personale delle amministrazioni locali: la quota di personale che ha seguito attività di formazione in questo ambito tra il 2018 e il 2022 è passata dal 16,9% al 23,9 per cento.

Specialisti Ict in crescita

Risultano comunque in aumento gli occupati in professioni Ict ma meno rispetto all’Ue. In Italia, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro, nel 2023 sono 970mila persone impiegate in occupazioni che rientrano nell’aggregato degli specialisti Ict. L’obiettivo è arrivare a 1,7 milioni entro il 2030. Rispetto al 2022 gli specialisti Ict sono cresciuti dell’8%, contro il 2,1% dell’occupazione complessiva. Il progresso in atto negli anni più recenti è stato notevole (155mila unità, +19% rispetto al 2019), ma inferiore rispetto all’insieme dell’Ue27 (+24,1%) e alla maggioranza degli Stati membri. L’Italia, pertanto, in quattro anni scende dalla 17esima alla 24esima posizione nell’Unione per incidenza di specialisti Ict sul totale degli occupati, nonostante questa sia aumentata dal 3,5 al 4,1 per cento. Si nota, tra l’altro, una presenza femminile persistentemente modesta, in un contesto occupazionale comunque caratterizzato da una prevalenza maschile: nel 2023, le donne erano il 15,7%, contro il 19,4% della media Ue27. In questo caso, il progresso rispetto al 2019 è stato di 0,6 punti in Italia e di 1,6 punti nell’Ue27, allargando il divario.

Fonte: Il Sole 24 Ore